L'ossessione per cellulari e web modificherebbe i rapporti tra neurotrasmettitori. E' il risultato di uno studio sudcoreano presentato al meeting annuale della Radiological Society of North America. Ma la terapia comportamentale ristabilisce l'equilibrio

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NON È solo questione di poco studio, scarso sonno e ridotta socialità: oltre ai comportamenti, la dipendenza da smartphone e internet modifica la chimica del cervello degli adolescenti che ne sono vittime. Uno studio sudcoreano presentato al meeting annuale della Radiological Society of North America realizzato da ricercatori dell'università di Seul ha dimostrato che l'incapacità di stare lontani da portatili o web - anche solo per qualche ora pena uno stato di malessere, agitazione e ansia - provocherebbe uno squilibrio nei rapporti tra neurotrasmettitori, le molecole che veicolano le informazioni tra le cellule del sistema nervoso. ·LE DIEMENSIONI DEL PROBLEMA. In un recente studio del Pew Research Center, il think tank statunitense che studia problemi sociali negli Usa e globali, ha dichiarato che non potrebbe vivere senza il proprio smartphone il 46% degli americani. Una percentuale che probabilmente è un'iperbole, ma che delle dimensioni del problema rende bene l'idea. Secondo una stima dell'università di Granada presentata al Congresso mondiale di psichiatria dinamica dello scorso aprile, la fascia di età più colpita dall'ossessione per la connessione perenne sarebbe quella tra i 18 e i 25 anni. E per l'ente di ricerca britannico YouGov più di sei ragazzi su dieci tra i 18 e i 29 anni vanno a letto accompagnati dal loro telefono. ·IN ITALIA UN ADOLESCENTE SU 4 È SEMPRE ONLINE. Nel 2016 Telefono azzurro e Doxakids hanno realizzato una ricerca su 600 ragazzi nella fascia d'età 12-18 anni in tutta Italia. E' emerso che 17 ragazzi su 100 non riescono a staccarsi da smartphone e social, che 1 su 4 è sempre online, che il 45% si connette più volte al giorno, che il 78% chatta su whatsapp continuamente, e infine - probabilmente il dato più inquietante - che il 21% si sveglia di notte per controllare l'arrivo di eventuali nuovi messaggi. ·I SINTOMI. Ad essere colpiti da smartphone addiction sarebbero soprattutto i giovani con bassa autostima e difficoltà relazionali, secondo gli specialisti che si occupano di questa forma emergente di dipendenza. I cui sintomi, scatenati magari dall'assenza di rete o da cellulare scarico, sono soprattutto ansia e agitazione, ma nei casi davvero gravi anche tremori, vertigini, tachicardia. ·LO STUDIO. Questi sono quindi i segni visibili della smartphone addiction. Ma quali sono quelli biochimici? Per rispondere alla domanda i ricercatori di Seul hanno applicato la spettroscopia con risonanza magnetica o Mrs, una tecnica radio-neurologica piuttosto recente che misura i metaboliti cerebrali. In particolare hanno valutato due neurotrasmettitori: Gaba e Glx. Gaba, o acido gamma aminobutirrico, è una molecola che inibisce o rallenta i segnali cerebrali e che è stata già associata in precedenti s tudi a stati di ansia. Glx, cioè glutammato-glutammina, renderebbe invece i neuroni elettricamente più eccitati , come spiegano gli autori della ricerca in una nota. Lo studio ha coinvolto 19 teenagers, maschi e femmine, di circa 15 anni e mezzo con diagnosi di dipendenza da internet o da smartphone ottenuta con test a punteggio che misurano quanto l'uso di internet e smartphone influisce sulla routine quotidiana, sulle relazioni sociali, sulla produttività, sul ritmo sonno-veglia e sulle emozioni. Test ai quali gli adolescenti addicted hanno raggiunto i punteggi più alti: in termini di depressione, ansia, insonnia, impulsività. Tutti i ragazzi coinvolti nello studio più 19 coetanei non addicted (i controlli sani), sono stati sottoposti a Mrs: i controlli una sola volta, e gli addicted due volte, prima e dopo 9 settimane di terapia cognitivo-comportamentale. ·TROPPO GABA MA LA PSICOTERAPIA FUNZIONA. I risultati? Uno cattivo e uno buono. Il primo: il rapporto tra Gaba e Glx è stato significativamente più alto nel cervello dei giovani con dipendenza, e più la dipendenza era grave (punteggi più altri ai test) più era alto il Gaba. In particolare lo era nella corteccia cingolata anteriore, un'area coinvolta negli strati di stress e associata a diversi disturbi neuropsicologici. Un eccessivo livello di Gaba può provocare diversi effetti collaterali, per esempio stati di ansietà o sonnolenza, hanno riferito i ricercatori dello studio. Il risultato buono è che la terapia cognitivo-comportamentale riesce a normalizzare o a ridurre il rapporto Gaba/Glx. Insomma uno squilibrio c'è, ma la cura funziona. E si vede alla risonanza magnetica. Per Hyung Suk Seo, professore di neuroradiologia a Seul e primo autore della ricerca, sebbene siano necessari altri studi per comprendere le implicazioni cliniche dei risultati ottenuti, un Gaba alto nella corteccia cingolata anteriore si può correlare alla perdita funzionale di regolazione dei processi di elaborazione all'interno di reti neurali cognitive ed emozionali. ''L'aumento dei livelli di Gaba - ha poi concluso il neuroradiologo - e la compromissione dell'equilibrio tra Gaba e glutammato nella corteccia cingolata anteriore possono contribuire alla comprensione della fisiopatologia e del trattamento delle dipendenze''. articolo di: i TINA SIMONIELLO


23/09/2018

Claudio Varriano

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