Isernia la Fiera delle Cipolle. Un’antica tradizione isernina
Fin da epoche remote ad Isernia si sono svolte fiere importanti. Tra le più antiche cââ¬â¢Ã¨ quella dei santi Nicandro e Marciano, di cui si trova menzione in una pergamena contenente alcuni privilegi concessi, il 19 ottobre 1254, alla cittàdi Isernia da Ruggero conte di Celano e di Molise. Fra i privilegi figura lââ¬â¢esenzione dalle tasse per chi partecipava alla fiera [1]. Essa si spense nei secoli successivi; venne quindi ripristinata con decreto reale del 27 luglio 1825, per poi estinguersi nuovamente [2]. Una fiera importante è quella che ha luogo il 26 e 27 settembre, in occasione della festa dei santi Cosma e Damiano [3], giàconosciuta nel XV secolo ma divenuta internazionalmente nota sul declinare del Settecento a causa dei culti priapici che, secondo William Hamilton, trovavano luogo presso la chiesa isernina dedicata ai Santi Medici. La fiera dei santi Cosma e Damiano era inclusa nella classe ââ¬Ådelle perdonanzeââ¬Â. Un appuntamento mercantile che non si tiene più, ma che un tempo ha goduto dââ¬â¢un discreto prestigio, è stata la fiera di santââ¬â¢Ippolito (12 e 13 agosto). Ha tuttora regolare svolgimento quella, di modesta entità, correlata alla festa di san Pietro Celestino (19 maggio). La fiera di san Pietro La fiera più caratteristica di Isernia è certamente quella legata alla ricorrenza dei santi Pietro e Paolo, ossia la fiera ââ¬Ëdelle cipolleââ¬â¢, così detta poiché lââ¬â¢allium cepa L. ââ¬â assieme allââ¬â¢aglio (allium sativum L.) ââ¬â ne è stata, per secoli, la protagonista assoluta; e, sebbene in misura minore, lo è ancora. Luigi Vittorio Bertarelli, nel 1926, scriveva: ëIl 28 e 29 giu. di ogni anno [a Isernia] si tiene (nel piazzale Erennio Ponzio) una importante e caratter. fiera detta di S. Pietro dalle cipolle, perché vi si fa mercato di grandi quantitàdi bulbi di cipolle, che vengono presentati agli acquirenti in mucchi costruiti con grande pazienza. Vi accorrono ad offrire la loro merce tutti gli agricoltori di Isernia, di Venafro e di altri luoghi vicini. Nella zona isernina vengono adibiti a tale coltura c. 50 ettari e la produz. totale è di 3500-4000 Q. La varietàpiù coltivata è chiamata rossa o di S. Pietro: sono cipolle a forma tonda, schiacciata, di colore rosso rame o rosso vinoso e di notevole grandezza (100 cipolle pesano in media 25 kg.); vi è anche una sottovarietà, detta majorina, che è più precoce della precedente. Nel mercato di Isernia compaiono anche la cipolla bianca, grossiss. e piatta, e lââ¬â¢aglioû [4]. Origini La festa isernina intitolata allââ¬â¢apostolo Pietro è di remota istituzione. ÃË segnalata nella menzionata pergamena duecentesca del Conte Ruggero e in uno dei settantacinque Capitoli della Bagliva [5] promulgati nel 1487. Il Capitolo quarantesimo, intitolato Delli giorni franchi della fiera, menziona ëla festa e la fiera di S. Pietro Apostoloû. Sappiamo, pertanto, che tale fiera, almeno dal XV secolo, aveva svolgimento annuale ad Isernia; ma non è certo se la medesima giàallora fosse caratterizzata dalla presenza distintiva delle cipolle. Tali ortaggi, però, sono citati in nuovi Capitoli, non numerati, aggiunti successivamente (nel periodo che va dal 18 gennaio 1539 al 16 ottobre 1620). Difatti, tra le regole dellââ¬â¢esitura codificate in detti ulteriori Capitoli si legge che era dovuto un pagamento di 3 grana ëper ogni salma di cipolleû e che, per non danneggiare i produttori locali, era possibile proibire ai commerciati di fuori cittàla vendita di più generi alimentari, tra cui Agli e Cepolle. Una leggenda Qual è il collegamento fra la cipolla e lââ¬â¢apostolo Pietro? Forse la risposta è in una leggenda isernina [6], che conta varianti in altri luoghi [7]. Un giorno, la madre di san Pietro, donna avara e cattiva, mentre sciacquava in un ruscello delle cipolle appena colte, se ne fece sfuggire una di mano, che fu portata via dalla corrente. Poco più giù, una povera vecchina riuscì ad afferrare lââ¬â¢ortaggio e chiese alla madre di san Pietro il permesso di mangiarlo, perché aveva fame. Quella, per la prima volta nella sua vita, fu colta da benevolenza e annuì. Quando la mamma di san Pietro morì, fu mandata allââ¬â¢inferno a causa della sua avarizia. Allora, ricorse al figlio. ëFigliolo, mi hanno messo tra le fiamme; è un tormento. Non abbandonare la tua mammina, portami in paradisoû. San Pietro le rispose che non si poteva: ëCosa direbbero le altre anime, mamma?û. La donna, però, non faceva altro che chiamarlo per ripetergli di trasferirla in paradiso. Così, per far cessare quel lamento, san Pietro si decise ad invocare lââ¬â¢intervento di Gesù per tirarla via di lì. ëDopo tutto ââ¬â disse il santo al Signore ââ¬â, una volta ha fatto la caritàad una vecchia affamata. Le ha regalato una cipollaû. A Gesù venne quasi da ridere, però, per far piacere a Pietro, acconsentì che la madre potesse uscire dallââ¬â¢inferno. ëSe è stata così caritatevole ââ¬â rispose ironicamente Gesù ââ¬â, falla appendere ad una resta di cipolle e portala con te in paradisoû. Appesa la madre alla resta, il santo cominciò a farla salire verso il paradiso, ma altre anime dannate si avvinghiarono alla veste della donna per salvarsi anchââ¬â¢esse. Ella, allora, cattiva comââ¬â¢era, urlò loro di staccarsi e menò calcioni, perché voleva salvarsi da sola. E tanto urlò e si dimenò che la resta si spezzò, facendola precipitare nuovamente e definitivamente allââ¬â¢inferno. Mauro Gioielli www.maurogioielli.net dal volume ëLa Fiera delle Cipolle. Unââ¬â¢antica tradizione iserninaû, a cura di Mauro Gioielli, Palladino editore, Campobasso 2005, pp. 11-15, 23-24
21/06/2018
Claudio Varriano
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