Isernia e i terremoti. Storia di una relazione pericolosa
Tra i molti primati che abbiamo noi che viviamo allââ¬â¢ombra dellââ¬â¢Arco di San Pietro vi è quello di insistere su una delle aree a maggior pericolositàsismica dââ¬â¢Italia (e dunque, ça va sans dire, dââ¬â¢Europa). Se scartiamo le scosse dââ¬â¢importazione ââ¬â nate fuori mappa e venute qui a far danni ââ¬â sono due i sistemi di faÃÂglie che ciclicamente si attivano intorno a noi: uno è quello delle Aquae Iuliae (cd. AIFS), che sega diagonalÃÂmente il venafrano (direzione NE-SW) fino al Matese campano; lââ¬â¢altro (cd. NMFS) è quello che interessa (con lo stesso andamento NE-SW) la pianura di Bojano e lââ¬â¢iÃÂsernino. Quando periodicamente entrano in crisi, si scaÃÂtena lââ¬â¢inferno: alla faglia del Nord Matese possono essere attribuiti i terremoti distruttivi del 1456 e del 1805, menÃÂtre a quella delle Aquae Iuliae il terremoto del 1349 e, proÃÂbabilmente, anche quelli del 346 e dellââ¬â¢847. Già: più volte il terremoto ha distrutto Isernia; uno stesso numero di volte Isernia è stata ricostruita, uscenÃÂdone non ogni volta migliore della precedente. Avere memoria di ciò che è stato pare serva a non riÃÂpetere ââ¬â come un criceto idiota nella sua ruota ââ¬â gli errori del passato. Coi terremoti, questo è più difficile. Nellââ¬â¢aÃÂstrazione di un mondo perfetto, o anche solo in GiapÃÂpone, si risolverebbe tutto cancellando gli abitati storici dalle fondamenta, sostituendoli con edifici sismicamente isolati. Ma qui, come per altre realtàappenniniche, queste soluzioni appaiono, appunto, una beffarda astrazione. Il nostro centro storico, malgrado gli interventi di riÃÂpristino effettuati sui tanti immobili resi inagibili dal terÃÂremoto del 1984 (lââ¬â¢ultimo serio terremoto che ci ha colÃÂpiti), presenta ancora situazioni che ââ¬â almeno allââ¬â¢occhio profano di chi scrive ââ¬â solo per miracolo potrebbero regÃÂgere a una scossa, chessò, di magnitudo 6.0 (come quella che un paio di settimane fa ha fatto scempio di Amatrice, Accumoli e Pescara del Tronto). Viviamo under the volcano, con spesse fette di prosciutto sugli occhi e un santino di santa Barbara nel portafogli. Raccolgo qui di seguito notizie intorno ai più forti tremuoti che, endogeni o esogeni al Molise, hanno tragicamente inciso sul volto della cittàe sulle spalle della gente che lââ¬â¢ha abitata; faccio questo con ovvio intento apotropaico: evoco il male per allontanarlo (mi metterei addosso anche pelli di animali e danzerei intorno ad un totem se servisse a qualcosa). I due sistemi di faglia AIFS e NMFS, con gli epicentri dei terremoti che hanno generato nel corso degli anni (elaborazione grafica: Paolo Galli; in Paolo Galli, Il fascino discreto dell'Archeosismologia, ArcheoMolise, gennaio/marzo 2010) Partiamo dallââ¬â¢ 847, mese di giugno. Terremoti, ce ne sono stati anche in precedenza, ma di questo abbiamo notizie verÃÂgate in un codice (la Chronica Sancti Benedicti): dunque, a stretto rigore, è il primo terremoto storico in area moliÃÂsana. Probabile epicentro, lââ¬â¢Alta valle del VolÃÂturno o il venafrano (la famigerata faglia delle Aquae IuÃÂliae). Leone Ostiense, citato da Ciarlanti, riferisce che, per effetto del sisma, Isernia fere tota a fundamentis corrueret; ne viene diÃÂstrutto lââ¬â¢impianto romano della città, conservatosi fino a quel momento. Gli isernini, non potendo rimuoÃÂvere le macerie, le spianarono e cominciarono a ricoÃÂstruire su queste (ecco spiegato perché, p. es., i resti dei templi sotto la Cattedrale si trovano a circa tre metri di profonditàdallââ¬â¢attuale piano stradale). Passiamo al 948. Il terremoto viene riportato da GioÃÂvan Battista Ricci nella sua Cronaca sui Vescovi di IserÃÂnia (manoscritto in Archivio dââ¬â¢Apollonio) allorché si riÃÂporta che il vescovo Lando perì per causa del sisma, riÃÂmanendo sepolto sotto le macerie della Cattedrale. Interpolazione: tra il 948 e il 1120, terremoti lievi e meno lievi negli anni sono registrati per gli anni 981, 990, 1095 e 1117. Passiamo al 1120: il 10 di novembre un violento terÃÂremoto ha epicentro nellââ¬â¢Alto Volturno. Il Chronicon riferiÃÂsce danni a Vandra, in cui si ebbe chiesa crollata e ëgente non poca uccisaû. Interpolazione: A detta di Baratta e Perrella, la terra trema negli anni 1125, 1134, 1135, 1139, 1140, 1158, 1180, 1198, 1216, 1223, 1227, 1231, 1248, 1273 e 1279 Passiamo al terremoto del 4 settembre 1293, con epiÃÂcentro in area matesina. Massimi danni a Bojano e Isernia. ProbaÃÂbilmente è a questo che si riferisce lââ¬â¢appunto conteÃÂnuto nei Registri Angioini per lââ¬â¢anno 1294 secondo il quale, per i molti danni subiti dalla città, re Carlo concesse agli iserÃÂnini il condono della terza parte delle tasse[1]. (vd. Mandato di Carlo II dââ¬â¢Angiò al giustiziere di Contado di Molise per la riÃÂduzione della terza parte delle collette a favore dellââ¬â¢Universitàdi Isernia, 17 agosto 1294, Archivio di Stato di Napoli, Ufficio della Ricostruzione Angioina, Notamenti e repertori vari, arm. 1b). Interpolazione: Perrella riferisce di episodi sismici non traumatici per gli anni 1309 e 1348. Due sono i terremoti riportati per lââ¬â¢anno 1349: il 22 gennaio 1349, notte di san Vincenzo, fuit unua terremotus multum magnus. Epicentro ââ¬â secondo il Catalogue of Strong Eartquakes in Italy ââ¬â fu Isernia. Effetti stimati nel V-VI grado Mercalli. Si replicò, col botto, il 9 settembre: questa volta con epicentro nellââ¬â¢area venafrana, lungo la faglia delle Aquae Juliae. Magnitudo stimata in 6.8 Richter. A Isernia cadde distrutta la Cattedrale e quasi tutti gli edifici tra cui le case di Andrea dââ¬â¢Isernia e di Alferio (seÃÂcondo quanto si legge in una pergamena conservata nellââ¬â¢Archivio capitolare e trascritta da dââ¬â¢Apollonio). A detta di Gio:Vincenzo Ciarlanti (ma ci pare eccessivo) fu terremoto ëterribilissimo che sentir si fece non nellââ¬â¢Italia solo, ma anche in Germania e nellââ¬â¢Ungariaû Isosisme del ëGran terremoto napoletanoû del 1456 (tratto da POSTPISCHL, Atlas of isoseismal maps of Italian earthquakes, 1985) Veniamo al 5 dicembre 1456. Definito Gran terremoto napoletano, perché esteso in tutto il Regno, fu uno dei terÃÂremoti più forti mai registrati in Italia (magnitudo 7.0). Epicentro: lââ¬â¢area di Isernia, probabilmente la faglia NMFS. Fu sentito con intensitàpari al grado X in più punti distanti, tra lââ¬â¢Abruzzo e lââ¬â¢Irpinia ââ¬â ma si arrivò ad avvertirlo anche in Toscana e Sicilia. Probabilmente, si attivarono in sequenza più faglie appenniniche. Lo sciame sismico durò per diversi anni con alcune forti scosse che continuarono a flagellare il Centro-Sud dââ¬â¢Italia. ÃË stato stimato che le vittime del terremoto furono, complessiÃÂvamente, tra le 20.000 e le 30.000. Baratta, per Isernia, riporta distruzione pressoché toÃÂtale e cita un bilancio di circa 1200 morti. Figliuolo aumenta le vittime a 1500, su una poÃÂpoÃÂlazione complessiva di 2035 persone (407 fuochi), quasi il 75%. Nelle sue Memorie Historiche, Ciarlanti racconta di un altro vescovo (questa volta a nome Giacomo Montaquila) morto sotto le pietre della Cattedrale. Crollò anche parte della torre campanaria (lââ¬â¢Arco di S. Pietro). Siccome non ci facciamo mancare niente, al terremoto seguì un incenÃÂdio che divampò in sei punti distinti della città, come riÃÂportato in altra pergamena sempre conservata nellââ¬â¢Archivio Capitolare e riportata da dââ¬â¢Apollonio. Una curiosità: il grande terremoto del 1456 è avveÃÂnuto ââ¬Åin nocte S. Barbaraeââ¬Â (tra il 4 e il 5 dicembre, apÃÂpunto) e, per tradizione isernina, Santa Barbara protegge dai terremoti. Le due cose, tuttavia, non sono collegate. Pare infatti, che il patronato antisismico della santa (che inÃÂfatti, a Isernia, si porta in processione il 6 giugno) sia nato in occasione del diverso terremoto del 6 giugno 1882 (Dââ¬â¢Apollonio). Interpolazione: Perrella, nella sua Effemeride, annota terÃÂremoti per gli anni 1561 e 1627. Danni diversi, ma siamo lontani dalla potenza sprigionatasi nel gran terremoto napoÃÂletano. Saltiamo allââ¬â¢anno 1688; altro tremuoto caduto in giuÃÂgno, questa volta il giorno 5. Lââ¬â¢epicentro è esterno al limes regionale (Sannio beneventano), ma i danni per Isernia sono consistenti. Vi è notizia, tuttavia, di una sola vittima: Alfonso Perrella nella sua Memoria storica sul treÃÂmuoto del 5 giugno 1688 (1883) riferisce che ne Libro dei deÃÂfunti presso la Cattedrale, da lui consultato, sotto la ruÃÂbrica del 5 giugno si legge: ëè morta Francesca, figlia di BeneÃÂdetto Ferritto quando fu questo gran tremuoto, che morse sotto le pietre. Parrocchia di S. Giovanni, seÃÂpolta alla ss. Fraternità.û Questa volta il vescovo, quel Michele da Bologna autore delle Constitutiones Synodales Aesernienses (1693), non perisce nel crollo della Chiesa cattedrale, che pure subì danni, insieme con la torre campanaria. Nel 1692 ordina lavori di ristrutturazione del tempio, così come del paÃÂlazzo vescovile; per il restauro dellââ¬â¢Arco di San Pietro si aspettò invece fino al 1719. Del 3 novembre 1706 è il cd. Terremoto della Maiella. ëGran treÃÂmuoto negli Abruzzi che rovina molti paesiû (Perrella). La prima scossa si verificò alle 13.00 del 3 novembre (stima in 6.8 RiÃÂchter). Complessivamente le vittime furono circa 2.400. Sulmona fu devastata. La seconda scossa avvenne alle 3.00 del 4 novembre: questa volta lââ¬â¢epicentro si spostò un poââ¬â¢ più a sud e dimiÃÂnuì anche lââ¬â¢intensità, ma comunque fu anchââ¬â¢essa distrutÃÂtiva: quelle localitàdove la prima scossa aveva provocato giàdanni gravi, ruinarono totalmente o parzialmente a causa di questa seconda scossa. Le zone maggiormente colpite furono intorno alla Maiella e quelle lungo il verÃÂsante chietino del Morrone. A Isernia gli effetti furono nellââ¬â¢ordine dellââ¬â¢ VIII grado della Scala Mercalli: crollò lââ¬â¢interno della chiesa di San Francesco e rimase inagibile il convento di S. Maria delle Monache. Interpolazione: Perrella registra terremoti in Molise neÃÂgli anni 1779 (eruzione esplosiva del Vesuvio, le cui ceneri arrivano a piovere fin su Isernia), 1788 e 1794. Isosisme del ëTerremoto di Baranelloû, 1805 (tratto da POSTPISCHL, Atlas of isoseismal maps of Italian earthquakes, 1985) Ultimo terremoto distruttivo che la cittàricordi, quello del 26 luglio 1805 (cd. terremoto di S. Anna) è sisma che colpisce gran parte dellââ¬â¢Italia centro-meridionale. Le vittime furono complessivamente 5573 e i feriti 1583. Lââ¬â¢epicentro viene localizzato nella zona del Matese. GaÃÂbriele Pepe, nel suo Ragguaglio del 1806, lo indica in FroÃÂsolone, probabilmente perché il centro subisce danni forÃÂtissimi e vede morti i þ della poÃÂpolazione. Lââ¬â¢Atlante di Postpischl riporta invece come epicentro Baranello. CoÃÂmunque sia, epicentro molisanissimo. Giàdal 25 luglio vi erano stati fenomeni precursori e scosse sismiche di bassa intensità. Intorno alle 2:00 del 26, avvenne la scossa maggiore stimata in oltre 6 gradi della scala Richter, che durò ben 45 secondi. Fu devastaÃÂzione e strage. In quello che siamo abituati a defiÃÂnire cratere, scrive Pietro Colletta nella sua Storia del Reame di Napoli (1834), ëââ¬Â¦sorgevano sessantââ¬â¢una cittào terre, albergo a quarantamila o più abitatori; e di tanto numero due sole città, San Giovanni in Galdo e Castropignano, benché fondate alle falde del Matese, restarono in piedi.û ëCarta topografica della Cittàdi Isernia quasi tutta devastata dall'avvenuto terremoto del 26 luglio corrente anno 1805û, del cartografo reale Luigi Marchese. Indicate in nero, le parti dell'abitato distrutte per effetto del sisma. (tratto da AA.VV., Architettura e terremoto in Molise : atti del convegno del 2 luglio 2005 : ''Il Molise, il terremoto e la festa di S. Anna'' / a cura di Enza Zullo, 2009) Gabriele Pepe scrive che la mattina del 27 luglio gli ottimati di Isernia informarono giàil Re con una missiva: ëIeri sera 26 dellââ¬â¢andante luglio verso le due e mezza della notte cadde tutta la cittàdal tremuoto, a tal che buona parte dei cittadini sotterrati vivi dalla rovina ebbe a pigliar ricovero nellââ¬â¢aperta campaÃÂgna... Isernia, Maestà, non è più Isernia, e le fabbriche tutte o son cadute o stanno per cadere al suoloû. FerÃÂdinando (IV di BorÃÂbone) invia nella Provincia devastata lââ¬â¢avvocato fiscale Giannoccoli, per tracciare un primo bilancio dei danni e avviare la riscostruzione, che si avÃÂvieràsotto Gioacchino Murat. Il 2 agosto 1805, il magiÃÂstrato annota mestamente: ëIsernia ha sofferto la perdita di circa 2000 anime; ed una sola deÃÂcima parte delle fabbriche esiste in piedi. (ââ¬Â¦) Questa cittànon ha che una sola strada nel mezzo ed una serie di edifizi lateralmente... Il tremuoto rovinò una metàdella CittàsolaÃÂmente, e propriamente quella che si eleva verso lââ¬â¢oriente, ossia la più prossima agli AppenÃÂnini.û Per vero, la Carta topoÃÂgrafica della Cittàdi Isernia quasi tutta devastata dallââ¬â¢avvenuto terremoto del 26 luglio corrente anno 1805 (del cartografo reale Luigi Marchese, pubblicata da Enza Zullo nel 2009) dà, nel forte contrasto del rosa e nero, una diversa distribuÃÂzione dei danni, con enfasi piuttosto in senso nord-sud e non est-ovest, come dice Giannoccoli. Altra importantisÃÂsima fonte documentale è il manoscritto dellââ¬â¢avvocato Pasquale Fortini, nostro concittadino e teÃÂstimone oculare del sisma, pubblicato a stampa, a cura di Titina Sardelli, nel 1984: dàuna precisa descrizione delle distruzioni subite dalla città, vicolo per violo, casa per casa. Risalendo la Piazza in direzione sud-nord, lââ¬â¢intensitàdei danni cresce via via: da palazzi lesi ëin picciolissima parteû, come quello del notaio de Baggis, si arÃÂriva ââ¬â oltre lââ¬â¢Arco di San Pietro, a constatare che ëdal punto del suddetto campanile tirando in su verso gli Abruzzi, tutto quasââ¬â¢il resto della Città, che ne formava la maggior parte, lââ¬â¢Ã¨ un ammasso di pietre, veÃÂdendosi solamente alcuni spezzoni di mura tutte fracassate, le quali maggiormente feriscono gli occhi dellââ¬â¢osservatoreû. Caddero la chiesa e il convento di S. Croce, la chiesa della ConceÃÂzione, la chiesa e il monaÃÂstero di S. Chiara, il convento di S. Maria delle Grazie e la Cattedrale di S. PieÃÂtro Apostolo. Fortini inÃÂdica in 488 i cittadini e in 30 i fraÃÂstieri morti per effetto del sisma. Il numero è vicino a quello di 600 che don AntoÃÂnio Mattei trasse dai registri obituari della Cattedrale. ëI cadaveri vennero sepolti, almeno in gran parte, nel baglio del rione Codacchioû. Come ha scritto Mauro Gioielli, il terremoto di S. Anna ëprovocò migliaia di morti, fece crollare innumerevoli edifici, sconvolse ampie aree geografiche; ma soprattutto incise profondaÃÂmente nei sopravvissuti, segnati nellââ¬â¢anima e negli affetti, in tutto ciò che riguardava la sfera collettiva e personale. Per molti paesi, quel terremoto fu il ââ¬Ådisordine esizialeââ¬Â, il cháos che rese necessaria la riorganizzazione vitale.û Interpolazione: Dopo il terremoto del 1805 la cittàasÃÂsume una nuova faccia. Si fa presto, tuttavia, a dimentiÃÂcare di vivere sulla schiena di un animale solo addormenÃÂtato. La situazione edilizia dellââ¬â¢Isernia allââ¬â¢avvio del secolo la traccia lââ¬â¢avv. Ernesto Maiorino nellââ¬â¢assise comunale del 25 gennaio 1915, allââ¬â¢indomani di un altro spaventoso terÃÂremoto, quello che distrusse Avezzano: ëLa situazione di questa cittàa ridosso di una lunga ma strettissima collina (ââ¬Â¦) per anni ha impedito che lo sviluppo edilizio potesse avvenire in una forma razionale. Con il progresso del tempo, si è avvertito il bisogno sempre crescente di nuovi locali per abitazioni (ââ¬Â¦) Che è accaduto? Nessuno avendo pensato a favorire lââ¬â¢ampliamento della cittàverso lââ¬â¢altipiano che circonda la stazione ferroviaria, lââ¬â¢abitato, non potenÃÂdosi estendere in larghezza per difetto di spazio, è cresciuto in alÃÂtezza. E così sono sorti tutti quei castelletti di tre e anche quattro piani che si vedono nelle vie e nei vicoli, vie e vicoli per la stessa raÃÂgione strettissimi. Oltre a ciò, si è costruito senza alcuna precauzione edilizia, con buona muratura, è vero, ma facendosi un deplorevole abuso di volte e di archi, di mensole sporgenti e di costruzioni assai pesanti anche nei piani più alti delle case. Sintetizzando (ââ¬Â¦) in una zona sismica principale come questa si è tollerata la costruzione di una città, per giunta sulle rovine ammonitrici del 1805, senza nessuna di quelle più elementari garenzie che le norme di edilizia asismica insegnano da molto tempo.û Dal 1805 in poi, si registrano scosse negli anni 1806, 1807, 1811, 1812, 1825, 1831, 1841, 1849, 1853, 1856, 1861, 1873, 1874 e 1875 (tutte debitamente registrate da Perrella nella sua Effemeride) Terremoto di Isernia, 1914. Telegramma di Salandra, Presidente del Consiglio dei Ministri, al sen. Falconi (ASCI) Il 6 giugno 1882 si registrò una violenta scossa di terÃÂremoto ââ¬â 5.3 Richter ââ¬â con durata di 5-6 secondi, nelle prime ore del mattino. Lââ¬â¢epicentro venne individuato nel versante sud-occidentale del Matese. Alla scossa prinÃÂcipale seguirono repliche nello stesso giorno e nei giorni seguenti (7 e 8 giugno), con epicentro a Isernia, MonteÃÂcassino, Venafro, Piedimonte dââ¬â¢Alife e Cantalupo nel Sannio. Malgrado la forte intensità, il terremoto causò soltanto due vittime (un vecchio fu colpito da una pietra caduta dal campanile della chiesa di Pettorano e un mugnaio fu ucciso dal crollo di un mulino nella campagna di MonteÃÂroduni). A Isernia, restò seriamente danneggiata la SottopreÃÂfettura (lââ¬â¢ex convento dei Padri Cappuccini), Santa Maria delle Monache (ëil quartiere dei soldatiû) e molte case riporÃÂtarono lesioni. Come detto già, ëdopo questo triste evento, per voto, ad IserÃÂnia il 6 giugno di celebra la festa di Santa BarÃÂbara (Dââ¬â¢Apollonio)û Il Novecento si presentò subito tremando. La scossa (magnitudo 5.2) avvenne il 31 luglio 1901, intorno a mezzogiorno, con epicentro nellââ¬â¢area dei Monti della Meta (intorno a Sora). Per Isernia, non si conoscono teÃÂstimonianze, ma Cancani in Notizie sui terremoti osservati in Italia durante lââ¬â¢anno 1901, pubblicato in appendice al ''Bollettino della SocietàSismologica Italiana'') parlò, per la città, di effetti del VI grado della scala Mercalli (= leggere lesioni negli edifici), e riferisce di un boato che accompagnò la scossa. Il 19 dicembre 1914 (un mese prima del terribile terÃÂremoto marsicano) viene registrata, per Isernia, un forte scossa (della quale tuttavia non vi è menzione nel Catalogue of Strong Earthquakes in Italy, 461 B.C. - 1997). Fonti dââ¬â¢archivio (tra cui ASCI, b. 170 ââ¬â f. 3418) danno notizia di uno sciame sismico ââ¬â probabilmente con epiÃÂcentro locale ââ¬â tra il mese di ottobre e dicembre 1914, con lââ¬â¢evento più significativo alle ore 4:57 del 19 dicemÃÂbre. Una relazione del 29 dicembre 1914 a firma dellââ¬â¢ing. Giuseppe Viti, tecnico comunale ââ¬â documento allegato alla Delibera del C.C. n. 2/2015 ââ¬â riferisce che ëtutte le case inÃÂdistintamente sono rimaste depreziate da lesioni nuove, di diversa entità, verificatesi sia nei muri esterni che interni (ââ¬Â¦) Dove ho riÃÂscontrato qualche dubbio di lontano pericolo per le lesioni subite, per le quali il fabbricato non potrebbe resistere ad ulteriori scosse, ho consigliato agli inquilini di starsene lontani, finché non termini queÃÂsto stato di movimento sismico. Per altre case ho provveduto a far puntellare qualche punto di esse dove il pericolo potrebbe manifeÃÂstarsi per la gravitàdelle lesioni stesse.û Da Roma furono inviati vagoni ferroviari per il ricoÃÂvero degli sfollati, e somme di denaro per i primi interÃÂventi. Del terremoto isernino si discusse alla Camera nella tornata del 18 marzo 1915, allorché si rispose ad una inÃÂterrogazione del deputato isernino Cimorelli così formuÃÂlata: ëper sapere con quali criteri fu negata la concessione della moÃÂratoria per un paio di mesi alla cittàdi Isernia, mentre il ceto dei commercianti versa in gravissimo dissesto a causa del terremoto, che tormenta quella cittàdal dicembre 1914.û Allo sciame indigeno del dicembre 1914, seguì dramÃÂmatico il terribile terremoto di Avezzano (magnitudo 7.0!) del 13 gennaio 1915, che abbatté la Marsica e parte del Lazio meridionale causando 30.519 morti; altri 3000 vanno regiÃÂstrati nei mesi successivi come vittime indirette del siÃÂsma: tutta lââ¬â¢area fu interessata da una eccezionale ondata di freddo, caratterizzata da intense nevicate e inÃÂcessanti piogge che aumentarono il disagio delle popolaÃÂzioni e contribuirono ad aggravare i danni agli edifici. A Isernia, gli effetti furono del VI-VII grado: la scossa causò lesioni nelle abitazioni, nelle scuole, nelle chiese. Il terremoto del 13 gennaio 1915 peggiorò notevolmente le condizioni statiche degli edifici della cittàgiàdanneggiati dalla scossa del 19 dicembre 1914, che ne aveva reso diÃÂversi inabitabili: nella chiesa dellââ¬â¢Immacolata Concezione crollò una volta; nellââ¬â¢edifico dellââ¬â¢Orfanotrofio Vescovile, nel palazzo Vescovile e nel Seminario i danni furono noÃÂtevolmente aggravati. A Largo Fiera gli sfollati trovarono ricovero in 15 baÃÂraccamenti provvisori, costruiti dal Genio Civile. Le baÃÂracche rimasero abitate fino allââ¬â¢agosto 1916, allorché unââ¬â¢ordinanza sindacale impose lo sgombero degli ultimi residenti, ëinquantoché essendo le baracche sfornite di latrine e di scoli luridi, gli abitanti di esse spandono i loro escrementi sulla pubÃÂblica via con grave danno delle decenza e della salute pubblicaû (ASCI, b. 170 ââ¬â f. 3418). Terremoti del dicembre 1914/gennaio 1915. Baraccamenti del Genio Civile montati a Largo Fiera (zona Parco della Rimembranza; si noti sullo sfondo Palazzo Orlando e, a sinistra, l'edificio scolastico che ospitava allora il Ginnasio ''Fascitelli'' e, attualmente, la Scuola Media ''Giovanni XXIII'') Replica dieci anni più tardi. Il cd. Terremoto del Molise Occidentale: 24 settembre 1925, alle ore 14:33. Epicentro ad Acquaviva dââ¬â¢Isernia e intenÃÂsitàfino allââ¬â¢ VIII grado della scala Mercalli, in zona epiÃÂcentrale. Molti i danni: ad AcÃÂquaviva la scossa causò fenÃÂditure gravi in tutte le abitaÃÂzioni e il crollo parziale di alÃÂcune case; a Isernia caddero comignoli e rimasero graveÃÂmente lesionate alcune abitaÃÂzioni; a San Pietro Avellana crollò la volta della cupola della chiesa e riportarono leÃÂsioni moltissime case, fra cui alcune in modo grave; a Roccasicura caddero diversi coÃÂmignoli e rimasero lesioÃÂnate molte case. Fortunatamente, non ci furono vittime. La scossa fu intensa, accompagnata da un rombo, e durò (solo) 6 secondi. La sequenza siÃÂsmica si protrasse fino al 7 di ottobre. Bendandi, in un articolo su ''Il Resto del Carlino'' del 29 settembre 1925, segnalò la particolare propagazione della scossa in direzione nord, verso Avezzano, dove fu forteÃÂmente avvertita malgrado si fosse così lontano dallââ¬â¢epiÃÂcentro; sempre secondo il famoso pseudoscienziato, queÃÂsto terremoto originava dalla stessa faglia che aveva scaÃÂtenato il terremoto del 1805. Il Terremoto Irpino del 23 luglio 1930 (che in zona epiÃÂcentrale, fu ââ¬â al solito ââ¬â distruttivo causando oltre 1000 morti), a Isernia venne avvertito con effetti del III-IV grado, sensibilmente minori di quelli del successivo terÃÂremoto del 1980. Del 1933 è il Terremoto della Maiella. La scossa distrutÃÂtiva avvenne il 26 settembre, allââ¬â¢alba; fu preceduta da altre due scosse minori. Complessivamente ci furono 12 morti. Nonostante i numerosi crolli, il numero delle vittime fu contenuto proprio perché la maggior parte della popolaÃÂzione aveva abbandonato le case per le scosse premoniÃÂtrici. Per Isernia, mancano descrizioni. Nel Bollettino siÃÂsmico, curato da Cavasino (1935), lââ¬â¢intensitàdella scossa fu vaÃÂlutata di effetti pari V grado della scala Mercalli (caduta di oggetti). Stiamo sereni ââ¬â si fa per dire: in mezzo cade una Guerra mondiale, e per noi un bombardamento altretÃÂtanto distruttivo ââ¬â per trentââ¬â¢anni. Nel 1962, altro terremoto in Irpinia, epicentro: Ariano Irpino (AV): la prima scossa fu sentita il 21 agosto inÃÂtorno alle 18:00. Dopo un paio dââ¬â¢ore ci furono due scosse violentissime, avvenute a 10 minuti di distanza lââ¬â¢una dallââ¬â¢altra. Questa volta, due soltanto le vittime. A Isernia, furono riferiti effetti intorno al V grado Mercalli. Terremoto del 1984. Puntelli a Piazza Celestino V (Ramunno) Da qui, in poi, per me è storia contemporanea. Il devaÃÂstante terremoto irpino del 1980, che altrove proÃÂdusse 2.914 morti, 8.848 feriti e 280.000 sfollati, a Isernia venne senÃÂsibilmente avvertito (io cââ¬â¢ero, avevo 8 anni, e lo ricordo perfettamente). Spavento, ma nessun serio danno. A rimanere lesioÃÂnato (e inagibile) è il solo Palazzo San Francesco. Altro epicentro quattro anni dopo. Per Isernia, lââ¬â¢ultimo terremoto cui va la memoria, quando si parla di terreÃÂmoto. Due le scosse, con epicentro i Monti della Meta (San Donato Val di Comino, appena oltre il confine regionale): il 7 maggio 1984 (alle ore 19:50, magnitudo 5.9) e lââ¬â¢11 magÃÂgio (ore 12:41, magnitudo 5.0). Sette, complessivaÃÂmente, i morti. Crolli di intere abitazioni ââ¬â per fortuna senza vitÃÂtime ââ¬â si ebbero a Colli a Volturno (300 senzaÃÂtetto), AcÃÂquaviva e Pizzone. A Isernia ëla popolazione, in preda al panico, si è riversata fuori dal centro abitato. A tarda notte, la Protezione civile traccia un primo, parziale bilancio: i feriti, in tutto, sarebbero una quaranÃÂtina, di cui alcuni in gravi condizioni.û [la Repubblica, edizione dellââ¬â¢ 8/5/1984]. Oltre cinquecento abitanti del centro storico rimasero senza tetto; i danni maggiori si ebbero qui, nella parte anÃÂtica, dove risultarono lesionati e inagibili il 70% degli ediÃÂfici. A dire dellââ¬â¢ANSA (Notiziario italiano del 9/5/1984) la scossa causò la caduta della croce di bronzo posta in cima alla cattedrale dopo la ricostruzione del 1815. Si ebbero 20 casi di crolli parziali di tetti e solai. Altri abbattimenti furono stabiliti con ordinanza ed eseguiti in via precauzionale. I senzatetto finirono in due roulottoÃÂpoli alle Piane e a San Lazzaro, dove molti poi rimasero a vivere negli appartamenti di nuova costruzione. Per efÃÂfetto del sisma, il centro storico venne pressoché abbanÃÂdonato. Corso Marcelli, il Mercato e le altre piazze venÃÂnero puntellate con travi di legno, che rimasero per anni. La vasta ristrutturazione edilizia (sulla cui bontà, il tempo saràgiudice) ha riempito il centro storico di pesanti tetti in cemento armato, reti elettrosaldate e intonaco le facÃÂciate prima in pietra (per un raffronto, vd. le molte e belle fotografie presisma pubblicate da Valente in Nascita e crescita di una città). Gli interventi di miglioramento antiÃÂsismico degli edifici sono ben documentati nel volume di Ramunno, allora responsabile dellââ¬â¢ufficio tecnico comuÃÂnale.
24/06/2018
Biblioteca Comunale
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