La tradizionale Corsa dei Carri trainata dai buoi, detta anche Carrese, deve la sua origine al ritrovamento delle Reliquie del Santo Patrono di San Martino in Pensilis San Leo.

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Brevi cenni sulla vita del Santo Patrono sono doverosi. Questi nacque nel villaggio fortificato di Cliterniano, intorno all’anno Mille, da nobile famiglia. Fu educato secondo principi cristiani indirizzati all’amore verso il prossimo e verso Dio. Si fece monaco dell’ordine di San Benedetto ed entrò nel convento di San Felice, non molto distante dal luogo ove era nato. Nel convento predicò il Vangelo e fece esercizio di virtù applicando la regola “ora et labora”; per tali motivi il Signore lo rese conosciuto con i miracoli: questi fecero sì che le popolazioni della zona del Cliterniano ed il Vescovo di Larino del tempo lo proclamarono “Santo” subito dopo la sua morte, che avvenne il 2 Maggio di qualche anno dopo il Mille. Fu sepolto sotto l’altare della Chiesa del convento di San Felice ove stette per circa un secolo. Un giorno, tra l’anno 1154 e l’anno 1182, a seguito di una battuta di caccia del Conte di Rotello, Roberto di Bassavilla, e di altri nobili della zona, il Corpo del Santo fu ritrovato e portato in “processione” su un carro trainato da buoi, con l’accompagnamento del Clero e del popolo, nella Chiesa di Santa Maria in Pensili di San Martino. La memoria del Santo era diffusa e forte nella tradizione dei sammartinesi. Presto, perciò, questi sentirono il bisogno di adorarlo con pellegrinaggi nei luoghi ove era vissuto ed ove erano state ritrovate le Sue Reliquie. Uomini, donne, bambini, anziani, a cavallo ed a piedi, su carri trainati da buoi, cantando e pregando, si portavano, per ogni strada, dove un tempo sorgeva il convento di San Felice. Al ritorno da tali visite, che avvenivano in primavera, quand ce rennov ’u munne, de sciure ce revéste la cambagne, per quel desiderio della gara che è innato nell’uomo, di tanto in tanto si pungolavano i buoi e si accendevano gare di velocità destinate ad affermarsi nel tempo ed a sostituire, con il passare degli anni, i pellegrinaggi. Il popolo, per ricordare la traslazione delle Reliquie, ripete così, ogni anno, quelle gare di corsa. Il primo documento esplicito sulla Corsa dei Carri, del Magistrato della Terra di San Martino al Duca di Termoli, Domenico Cattaneo, risale al 9 Maggio 1728 dove è scritto: “… ed ogni anno si è celebrata, come si celebra, la festa dell’invenzione e della Traslazione suddetta il 2 Maggio… i Massari correre co’ loro Carri, ed il primo che entra “la porta dell’abitato” suole la prerogativa di portare il Palio.” Da un documento più “recente” del 4 Maggio 1878, riportato nel nr. 16 del giornale il “Biferno”, si legge: “Per l’antica corsa dei buoi… si ammaestrano ogni anno buoi per questo uso esclusivo… anche uomini adatti e coraggiosi vi si assuefanno, perrocchè i pericoli sono molti e spaventevoli. Dalla parte della Marina e propriamente dalla Bufalara del Sig. Norante si dilarga una pianura dove debbono per sette miglia correre i carri tratti dai buoi.” Nei primi anni dell’Ottocento la corsa assunse aspetti diversi da quelli originari: al povero contadino che si recava a gareggiare con il bue da lavoro si sostituì il ricco proprietario terriero che si poteva permettere un piccolo allevamento di buoi utilizzati solo per la corsa. Nello stesso tempo le rivalità tra le famiglie autorevoli del Paese si accentuavano in quanto vedevano nella gara dei carri un mezzo per esaltare con la vittoria il proprio prestigio. Nacquero così, per spirito di competizione, numerosi carri: nel 1820 il carro della famiglia Bevilacqua. Dal 1824 al 1841, quasi tutte le famiglie ricche di San Martino allestirono un carro: Sassi, Mancinetti, Raimondo, Tozzi e Facciolla. Negli anni dal 1837 al 1851 quattro popolani allestirono propri carri: Giuseppe Di Oto, Lorenzo Caravatta, Vincenzo D’Angelo e Antonio Maria Pezzatelli, aiutati economicamente da alcuni proprietari del Paese che non avevano la possibilità manuale di formare un proprio carro o da quei proprietari che, avendo già un proprio carro, volevano attirare dalla loro parte i carri di questi popolani, che in gara avrebbero potuto aiutarli. Dal 1851 al 1864 si contano dieci carri: la Carrese doveva essere uno spettacolo di gioia e di “confusione” dato che si gareggiava con 5 paia di buoi per ogni carro. Con il passare degli anni quasi tutti questi carri si ritirarono. Nel 1897 gareggiò per la prima volta il carro dei “Giovani”, che ebbe come padre fondatore Giuseppe Belpulsi, con i colori sociali bianco - celeste. Avversario più temibile era il carro della famiglia Bevilacqua, che rimase in vita per oltre un secolo, dal 1820 al 1921, quando la famiglia Bevilacqua entrò a far parte del carro dei “Giovanotti” con una posizione importante. Il carro dei “Giovanotti” nacque nel 1919 con i colori sociali giallo - rosso. Dal 2007 gareggia anche il carro dei Giovanissimi, con i colori giallo verde. Il carro dei Giovanotti e quello dei Giovani sono i due veri grandi avversari della tradizionale Corsa dei Carri. Si dividono, ormai, da circa un secolo vittorie e sconfitte, gioie e dolori, di questa magnifica manifestazione. foto prese online articolo dal sito www.giovanotti.it


28/04/2019

C.Varriano

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