Da bambino le mie giornate correvano felici. Iniziavano tutte benissimo, grazie allo zabaione di mia nonna e alla successiva zuppa di latte fatta con il pane abbrustolito la sera prima.

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La lattaia Da bambino le mie giornate correvano felici. Iniziavano tutte benissimo, grazie allo zabaione di mia nonna e alla successiva zuppa di latte fatta con il pane abbrustolito la sera prima. Da tempo, ormai, tutti hanno in casa questi alimenti ma una volta proprio non era così. Il latte arrivava nella mia casa ogni mattina, portato da una piccola signora che abitava un pò lontano, dietro il cimitero, verso Valle Soda. Doveva avviarsi ben presto con il suo carico, per distribuirlo di buon'ora alle solite famiglie. Quando sentivo suonare alla porta era l'ora di alzarmi e, talvolta, correvo a salutare la vecchietta. Piccola, umilmente minuta, col suo cappotto troppo largo ed un fazzoletto in testa, mi diceva sempre qualche parola mentre versava il latte dal suo contenitore nella pentola che mia madre le porgeva. Prendeva la sua monetina e riprendeva il giro nel nostro quartiere e chissà dove altro. Quel latte veniva poi bollito e quell'odore, oggi sconosciuto, è un marchio della nostra infanzia. Una mattina ero particolarmente felice visto che c'era tanta neve, mentre i miei discutevano se era il caso di portarmi a scuola. Tra l'altro, visto che nevicava ancora, non sarebbe nemmeno passata la lattaia. Si sbagliavano. In quella tormenta, seppur con qualche minuto di ritardo, il campanello suonò. La signora, neve o pioggia, freddo o caldo, compiva stoicamente sempre il suo dovere. Qualche volta ancora vedo il figlio che a quei tempi, di quando in quando, accompagnava la madre. Dovrò decidermi a fermarlo per ringraziarlo e farmi ricordare il nome di quella nobile vecchietta, una figura ormai scomparsa che, senza saperlo, ci ha aiutato a diventare grandi. Foto presa da Facebook nel gruppo:COME ERAVAMO UNA VOLTA (che ringrazio)


18/08/2018

Tonino Ferrara

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