Il terremoto Isernia 1984

Lunedì 7 maggio 1984, Il terremoto di San Donato (FR), e provincua di Isernia. Morti: 7. Feriti: centinaia. Senzatetto: 8 mila. Scala Richter: 5,9. Terremoto avvertito intensamente anche a Frosinone, Napoli, in Abruzzo, Campania e Molise.

Lunedì 7 maggio 1984
Il terremoto di San Donato (FR)
• Morti: 7. Feriti: centinaia. Senzatetto: 8 mila. Scala Richter: 5,9. Terremoto avvertito intensamente anche a Frosinone, Napoli, in Abruzzo, Campania e Molise.

• L’epicentro, rilevato dall’Istituto di geofisica, è proprio ai limiti del Parco Nazionale d’Abruzzo, precisamente a San Donato Val di Comino, tra Isernia e Sora. Nel raggio di 18-20 chilometri crollano case, si aprono le strade: Settefrati, Gallinaro, Alvito Picinisco, Ponte Melfa, Viaroma, Atina, Posta Febreno, Villa Latina, Pescasseroli, Casalvieri, Civitella Alfedena, Campoli, Villetta Barrea, Opi. Quest’ultimo paese, a pochi chilometri da Pescasseroli, è stato abbandonato dagli abitanti per le gravi lesioni riportate dalle abitazioni in seguito alla prima scossa tellurica. [Rep. 8/5/1984]

• Sul posto arriva subito un elicottero della Protezione civile. Non ci sono feriti. Pochi minuti dopo il terremoto, alla sala operativa del ministero dell’Interno cominciano ad arrivare le prime segnalazioni dei danni e le richieste d’aiuto. [Rep. 8/5/1984]

• Le vittime sono 7 tra cui un agricoltore che a Presenzano, in Campania, si è capovolto col suo trattore, perdendo la vita, e una donna che pare sia morta di paura, ad Alfedena. [Rep. 9/5/1984]

• Ad Alvito, a San Donato, ad Alfedena, a Villetta Barrea i commenti trasudano tensione. «Stavo guardando la televisione quando si è messa a saltare, tremava e non smetteva. Poi c’è stata una piccola pausa e ha ricominciato di nuovo. Ho pensato che non sarei mai riuscito ad arrivare per strada. Quando mi sono trovata fuori non ho più avuto il coraggio di andare a vedere cosa era successo alla mia casa» (una signora che si riscalda attorno al fuoco improvvisato nel campo sportivo di San Donato). [Rep. 9/5/1984]

• Quindici feriti a Cervaro, altri a Villetta Barrea, Alfadena, Sanpietro Avellana, Agnone, Filignano, Fizzone, Pozzilli e Roccaravindola. A Isernia la scossa, lunga e violenta, ha provocato lesioni nella parte vecchia della città, manca la luce e le comunicazioni telefoniche sono interrotte. Feriti anche nel Frusinate. Una ragazza, Civita Nardone, di 12 anni, colpita alla testa dai calcinacci, viene portata a Roma, è grave.

• I soccorsi scattano tempestivi: sei unità operative dei vigili del fuoco, quattro autocolonne della Protezione civile, altre due da Latina partono per i centri più colpiti. L’esercito mobilita la brigata Acqui, vengono richiamati in caserma tutti i militari in libera uscita a Frosinone e Latina. Dal centro dei soccorsi scattano subito le disposizioni: a Frosinone e a L’Aquila vengono istituite due centrali operative.

• Senzatetto vengono segnalati a Bugnara (50 famiglie), a Prezza e Castel di Sangro, dove il numero è ancora imprecisato. A Scanno esiste il pericolo imminente di crollo del campanile; pericoli anche a Villalago, Villetta Barrea e Roccaraso.

• Il ministro Zamberletti, appena saputo del sisma, lascia Napoli in elicottero per raggiungere Roma dove, in serata, presiede una riunione alla quale partecipano il prefetto Gomez, direttore generale della Protezione civile, il professor Calvino Gasparini, vicepresidente dell’Istituto nazionale di geofisica, e un ufficiale dello Stato maggiore dell’esercito. Da L’Aquila, il comandante Pastorelli coordina i soccorsi. [Rep. 8/5/1984]

• Feriti a Isernia, invece, dove il sisma ha prodotto crolli e danni. La popolazione, in preda al panico, si è riversata fuori dal centro abitato. A tarda notte, la Protezione civile traccia un primo, parziale bilancio: i feriti, in tutto, sarebbero una quarantina, di cui alcuni in gravi condizioni. [Rep. 8/5/1984]

• Cento roulottes sono state inviate, su richiesta del ministero dell’Interno e della Protezione civile, dalla prefettura di Milano. Arriveranno domani mattina. Anche da Roma sono partite cucine da campo, roulottes e tende militari per dare un ricovero ai senzatetto e per rifornire di cibo la popolazione che ha abbandonato le case. Dieci lettighe dei vigili del fuoco si sono unite alle colonne della Protezione civile, mentre altre unità di pronto intervento sono state messe in allarme qualora servissero maggiori aiuti. Nel Frusinate si segnalano altri crolli e numerose incrinature nelle case più vecchie; uno fra i paesi più colpiti è Filettino, dove però non si registrano feriti. Colpiti dal sisma molti centri del Casertano: Mignano Monte Lungo, Rocca D’Evandro, San Pietro e Conca della Campania (già devastata dal terremoto del 1980). Il terremoto è stato avvertito anche in Umbria dove è arrivato con un’intensità del quarto grado della scala Mercalli, senza però provocare danni. [Rep. 8/5/1984]

• A Roma e a Napoli, la reazione è stata la stessa: la gente ha sentito tremare le pareti ed è fuggita in strada. Il sisma è stato più forte a Napoli (5-6 grado della Scala Mercalli) che nella capitale (4 grado). Scene di panico ancora più forti a Pozzuoli e a Castellammare. A Castellammare, in particolare, 25 alberghi sono ancora occupati da nuclei di famiglie che hanno subito danni nel terremoto di quattro anni fa. A Roma, la scossa non ha superato il 4 grado della scala Mercalli. S’è sentita distintamente a Montecitorio, che a quell’ora però (pochi minuti prima delle otto) era quasi deserto. I grandi lampadari del Transatlantico hanno oscillato, bottiglie e bicchieri alla buvette hanno tintinnato. Il traffico ferroviario sulla Roma-Napoli, via Cassino, è rimasto interrotto fino alle 23. [Rep. 8/5/1984]

• Secondo le tabelle riassuntive della Protezione civile, non ci dovrebbero essere problemi. La macchina dei soccorsi dispone ormai di 1.600 soldati, 156 vigili del fuoco, 140 volontari, molte jeep e tredici tra aerei ed elicotteri. Inoltre, sono state distribuite mille tende da sei o otto posti e 730 roulottes da almeno quattro posti, mentre altre 3-400 roulottes sono in arrivo. Il numero dei letti al coperto disponibili dovrebbe quindi superare quello degli sfollati. Eppure in provincia di Isernia la gente si lamenta. «Qui si sono tutti dimenticati che esistiamo, da noi sono venuti i soldati a portarci quattro tende e se ne sono andati senza lasciarci altro», protesta una signora accampata alla meno peggio vicino a Pizzone, un paese di quattrocento persone, tutte sfollate. [Antonio Cianciullo, Rep. 10/5/1984].




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