La magia di Giuseppe

Ogni gruppo di adolescenti della nostra epoca ha dovuto fare la trafila di tutti i giochi: mazz e piveze, sette pietre, cavalluccio, ciulla, ruba fazzoletto, palla avvelenata e così via.

Ogni gruppo di adolescenti della nostra epoca ha dovuto fare la trafila di tutti i giochi: mazz e piveze, sette pietre, cavalluccio, ciulla, ruba fazzoletto, palla avvelenata e così via.
Poi c'erano i giochi propri di ogni quartiere e, da noi, risaltava il giro d'Italia con le biglie nel quale Ventresca ne usciva sempre vittorioso, così come, con le figurine dei calciatori, allo ''schiaffo'' e ''zeccamuro''.
Tutto ciò senza parlare del dio Pallone che era come l'ossigeno: indispensabile.
Un'estate, dopo aver insegnato le regole ai più piccoli, riuscimmo addirittura ad organizzare il primo torneo di scacchi di Isernia, con tanto di regali e medaglie.
Vennero pietosamente invitati anche ragazzi di rioni rivali, quali S.Spirito e Padre Giacinto, ma solo per il gusto di fargli fare la figuraccia che meritavano.
Non ricordo la classifica finale ma mi è rimasta una medaglia, a dimostrazione della nostra caparbietà a far le cose per bene.
Resta però anche il mistero per come, una dozzina di monelli scalmanati passavano dagli schiamazzi del campetto al silenzio monastico di un giardino, solo per spostare regine e cavalli.
Forse ha ragione Cuppino che, l'altra sera alla Madonnina, diceva di sentire ancora una certa magia nell'aria del Villaggio.


Foto: presa dal web