Sempre vedendo il Molise ecco la querta parte l’Abc della cucina molisana.
Pecorino – del Matese, di Capracotta
I Monti del Matese sono ricchi di prodotti tipici legati alla pastorizia. Uno di questi è il pecorino, fatto dagli allevatori mentre il gregge si dirigeva verso il pascolo montano. Prodotto con latte di pecore di razza pagliarola, ha una crosta di colore marrone chiaro, dura e compatta, segnata dalle righe dai canestri, su cui si trovano le muffe. La pasta è abbastanza dura, di colore bianco o avorio, mentre il sapore varia secondo la stagionatura (dai 3 mesi ad un anno). Viene consumato come formaggio da tavola.
Di origini antiche, probabilmente risalente ai sanniti, la produzione di pecorino di Capracotta abbraccia i comuni di Capracotta, Agnone, Carovilli, Vastogirardi, San Pietro Avellana, Pescopennataro, tutti in provincia di Isernia. La crosta è dura e rugosa, di colore paglierino o marrone chiaro secondo la stagionatura. La pasta è dura, untuosa e compatta, di colore paglierino, e il sapore diventa sempre più piccante man mano che riposa. Viene consumato fresco, ma spesso anche fritto, dopo averlo passato velocemente nella farina.
Pomodori gialli invernali
Chiamati pmdor d’viern da append, ovvero pomodori invernali da appendere, hanno un’origine molto antica e sono caratteristici di tutto il Molise. Hanno un colore giallo arancio, una forma tondeggiante e liscia, mentre la polpa è soda e succosa. Le piante sono alte fino a due metri e tendono a piegarsi: per questo motivo il contadino deve raccogliere i pomodori appena sono diventati gialli, prelevando l’intero racemo. A questo punto vengono legati prima a un filo di cotone e più avanti a uno spago, fino a formare un grande grappolo fatto di diversi racemi. Appesi sulle canne, le “collane†di pomodori vengono messi a riposare in luoghi asciutti e ben areati, in modo che perdano l’acqua residua senza sviluppare muffe. Così possono essere consumati lungo tutto l’inverno, utilizzandoli nelle insalate su fette di pane tostato.
Sagne
Un tipo di pasta che il Molise ha in comune con l’Abruzzo e il Lazio sono le sagne. Fatte con un impasto a base di acqua, farina e sale, a cui spesso oggi vengono aggiunte le uova. Possono avere diversi formati: romboidali nella versione classica, possono anche essere listarelle piatte, piccoli quadrati o rettangoli. Nei tempi pre industriali le sagne erano un cibo quotidiano, destinato ai lavoratori e spesso abbinato a un altro ingrediente povero come i legumi. Sono diverse le ricette tipiche molisane con le sagne: fra le più celebri sagne e cicerchie, con le cicerchie, il lardo di prosciutto, il pomodoro, il peperoncino e il basilico, oppure sagne e fasciual alla pigniata d’ cuacc, cioè le sagne con i fagioli borlotti cotti nella pentola di coccio.
Salsiccia di fegato
Uno dei salumi più celebri in Molise è la salsiccia di fegato di Rionero Sannitico, comune montano in provincia di Isernia, ai confini con l’Abruzzo. Per prepararla si utilizza il fegato, il cuore e i polmoni del maiale, a cui si aggiungono sale, pepe, aglio, buccia d’arancio, alloro e a volte anche il peperoncino. Una volta inserite le salsicce nel budello di maiale, accuratamente lavato con acqua, aceto e sale, si appendono a una canna e si lasciano ad asciugare vicino ad un camino per 4 o 5 giorni. La stagionatura dura circa un mese, in un luogo fresco ma umido. Si possono anche non stagionare e conservare direttamente tagliando i pezzi e inserendoli in barattoli di vetro, con l’aggiunta di olio d’oliva o strutto di maiale. Al palato risultano morbide, compatte, con un sapore intenso e aromatico, caratterizzato dalla nota amara del fegato sul finale.
Salsiccia di fegato di Rionero Sannitico
Scamorza molisana
Formaggio a pasta filata prodotto con latte di vacca di razza Bruna alpina nella zona dei comuni di Boiano e Casacalenda, provincia di Isernia e di Campobasso, e nei territori del Piano delle Cinque Miglia, in Abruzzo. Ha una classica forma a pera con una strozzatura in cima che va a formare la “testaâ€: una testa mozzata dal casaro, da cui viene il nome del formaggio, derivato dal verbo “scamozzareâ€. Ha una crosta sottile e bianca, tendente al paglierino, mentre la pasta è compatta e morbida. Il sapore è dolce, lattiginoso, ma ha anche una decisa sapidità finale. Ne esistono due versioni: la classica e l’affumicata. Nella seconda versione, l’aggiunta di una serie di aromi e la leggera affumicatura la rendono più morbida, regalandole anche una leggera nota acre. Solitamente si mangia come antipasto, ma può essere anche arrostita sulla griglia. Due ricette particolarmente utilizzate in Molise sono la scamorza alla pizzaiola, con pomodoro fresco o passata, olio, origano e aglio, e la scamorza ripiena di scorzone, che viene svuotata, riempita di tartufo, impanata nell’uovo e nel pangrattato e infine infornata.
Signora di Conca Casale
Salume ricco originariamente destinato alla borghesia (da cui il nome) prodotto dalle donne più anziane di Conca Casale, comune di circa 200 abitanti, sopra Venafro, in provincia di Isernia. Prodotto tradizionalmente con il lombo, la spalla, più il lardo della pancetta e del dorso, oggi la sua ricetta include anche parti di controfiletto e di coscia. La carne viene lavorata a mano e insaporita con l’aggiunta di pepe nero in grani, peperoncino, coriandolo e finocchietto selvatico. Il riempimento del budello è il momento più delicato: per un’ottima stagionatura, infatti, ogni angolo e piega della sacca deve essere riempita in maniera uniforme. La stagionatura dura intorno ai sei mesi, secondo le dimensioni del salume, che può arrivare a pesare anche 5 chili. Ha un sapore deciso, in cui spiccano i sentori di carne cruda e spezie come finocchietto e coriandolo. Si consuma da solo, tagliato a fette spesse, accompagnato dalla “pizza scimiaâ€, cioè una focaccia realizzata con l’impasto avanzato dal pane, olio d’oliva e semi di finocchio selvatico. Un utilizzo in cucina è nelle minestre e nelle zuppe, oppure in primi piatti come i maltagliati con i ceci.
foto e articolo preso online