Questa è la terza ed ultima parte della storia di Campobasso che va dal XIX secolo al XX secolo.
XVI SECOLO
Il feudo tornato al Demanio, fu successivamente dal re venduto ad Andrea De Capua. Con il nuovo feudatario arrivarono da Napoli anche un gran numero di nuovi “cittadiniâ€. Con l’avvento del Viceregno, si assistette ad un processo di sviluppo delle attività mercantili e si favorì un boom economico che esplose in tutta la sua potenza.
In questo secolo nascono due nuove chiese: la Trinità (1504) e la chiesa di Sant’Antonio Abate (1572)
La nascita del ceto mercantile mise in crisi le secolari norme politiche, grazie anche all’apporto di mercanti per lo più settentrionali che avendo già vissuto le esperienze rinascimentali dettero un apporto notevole al risveglio della città .
Il continuo esercizio delle attività commerciali richiese nuove abitazioni stabili e poiché la vita economico-sociale si svolgeva presso la porta principale del borgo queste vennero costruite proprio in questa zona, occupando una larga fascia dell’attuale Via Orefici e la parte di città compresa tra la piazza di S.Leonardo e la piazza del mercato.
Sempre nelle adiacenze della porta principale furono situati la dogana, i fondaci del sale, del tabacco, della farina, mentre nella piazza di S.Leonardo venne eretto il palazzo ducale.
Notevole fu lo sviluppo della parte compresa tra le attuali Via Ziccardi, Sant'Antonio Abate e la cinta muraria, dove sorsero i palazzi delle famiglie Paradiso e Tamburelli-Beccarini.
Intanto oltre le mura continuò il processo di sviluppo iniziato alla fine del quattrocento; oltre alle nuove e numerose botteghe aperte dai mercanti, sorsero botteghe per macellare e per la concia delle pelli, qui prende l’avvio anche l’attività di cesellare l’acciaio, introdotto dai Monforte per fini militari.
Nella parte alta del borgo si costruì su tutti gli spazi vuoti lasciati in precedenza e furono persino sacrificati gli orti, questa proliferazione edilizia fu caotica e ben presto la trama urbanistica raggiunse la saturazione.
XVII – XVIII SECOLO
Durante tutto il seicento continuò l’inurbamento della fascia di città compresa tra la cinta muraria e le attuali vie Ziccardi e S. Antonio Abate; tale processo, per le già note cause sociali andò sempre in crescendo, tanto che, ben presto, questa parte di borgo fu satura. Il notevole sviluppo edilizio della parte bassa arrivò alla congestione e diventò sempre più problematico il reperimento di aree destinate all’edificazione.
Agli inizi del settecento tale inconsulta proliferazione edilizia fu avvertita anche dalle autorità comunali, le quali, nel 1732, sotto le pressanti richieste del popolo, concessero ai cittadini l'utilizzo della cinta muraria a scopo abitativo. Numerose furono le abitazioni che si svilupparono sotto le mura: molti le inglobarono nelle abitazioni già esistenti, altri si limitarono a frapporre ad esse, in senso longitudinale, due tramezzi, ottenendo in tal modo, un’abitazione a due piani formata dai vecchi apportico e supportico.
Questo processo di arrangiamento portò al recupero anche delle vecchie torri poste nelle vicinanze delle porte.
Durante questi ultimi secoli il castello decadde dalla funzione di fortilizio e venne utilizzato come prigione. In seguito allo spostamento del carcere a valle il castello restò abbandonato.
XIX SECOLO
Nel 1807 interverrà il Regio Decreto che, creando la Provincia di Molise, riconoscerà in Campobasso il suo capoluogo.
La creazione di Campobasso capoluogo della Provincia di Molise favorì grandemente lo sviluppo del nuovo nucleo urbano determinando la costruzione di tutti quegli edifici di carattere pubblico indispensabili per la vita amministrativa della provincia stessa.
La Campobasso nuova cominciò a sorgere all’inizio del XIX secolo, nell’epoca napoleonica. I cittadini desiderosi di uscire dalla cerchia delle mura chiesero il permesso di costruire fuori di essa ed il governo murattiano assecondò l’iniziativa con il R.D. 25 agosto 1814 … “ è autorizzata la costruzione di un borgo fuori l’antico recinto delle mura verso la strada di Napoli secondo il progetto dell’architetto Berardino Musenga.â€
Inizialmente si cercò di dare continuità all’espansione precedente; furono infatti notevolmente accresciute Via Marconi e Via degli Orefici, successivamente si prolungarono Via Marconi fino all’antico sobborgo di S. Antonio Abate e Via Orefici fino a quello di S. Paolo.
In seguito si sviluppò un’asse, la Sannitica verso Termoli attraverso il borgo dei Ferrari, quest’asse ebbe un incremento urbano prettamente spontaneo e faceva capo alla piazza del mercato. Un’altra direttrice faceva capo alla nuova strada per Napoli. Lo sviluppo ideato dal Musenga presentava la caratteristica fisionomia della città giardino ed aveva un tracciato stradale che seppure incompleto è sostanzialmente quello attuale. Gli edifici, alcuni dei quali esistono ancora, erano in generale molto modesti a solo pian terreno o a piano rialzato, le strade erano invece ampie e ben ubicate.
Tali sviluppi si accelerarono nella seconda metà dell’ottocento e se contribuì in buona parte il Piano del Musenga, importante fu anche l’apertura dei tronchi ferroviari Campobasso – Termoli, Campobasso – Benevento e Campobasso – Isernia che eliminarono il problema dell’isolamento della città e da un punto di vista urbanistico dettero l’avvio ad un incremento edilizio notevole con l’apertura delle strade Via Veneto, Via Cavour, Via Garibaldi.
XX SECOLO
Nel 1910 nelle case di Campobasso arrivò l’energia elettrica e, a partire dagli anni venti-trenta, vennero realizzate importanti costruzioni: gli edifici per la Scuola Elementare “Francesco D’Ovidioâ€, la Banca d’Italia e il Teatro Sociale ( poi Teatro Savoia) il palazzo delle Poste e Telegrafi, la Camera di Commercio, il Palazzo della G.I.L., il Palazzo di Giustizia, l’Istituto per gli orfani di guerra (attuale sede del Conservatorio musicale) e l’Istituto Tecnico “L.Pillaâ€.
Parallelamente a questa attività edilizia furono tracciate nuove strade e lastricate piazze, costruiti marciapiedi, piantati alberi, innalzati monumenti e fontane.
Anche l’iniziativa privata diede il suo valido contributo edificando eleganti palazzi e dotando la città di alberghi, ristoranti, bar, negozi e cinema. Nel 1927 la sede vescovile, con bolla pontificia, venne trasferita da Bojano a Campobasso. La tragedia della seconda guerra mondiale risparmiò Campobasso dalle distruzioni provocate dai bombardamenti alleati. Nei primi anni del secondo dopoguerra la città conobbe una discreta ed armoniosa espansione, ma è con l’istituzione della Regione Molise nel 1963 che Campobasso vive una vera e propria rivoluzione.
Divenuta capoluogo di regione infatti conosce un notevole incremento demografico ed un conseguente sviluppo edilizio, essendo sede di importanti uffici regionali, di banche e di assicurazioni. Come era avvenuto agli inizi dell’ottocento la città rinasce grazie al suo ruolo amministrativo. Dal 1986 è sede dell’Università del Molise.
foto e articolo preso online