Questa storia è facile raccontarla a chi non la conosce e ancor più da immaginare, visto che i luoghi ove si è svolta sono ancora lì, Capabballe.
Minche ru carvunare
Questa storia è facile raccontarla a chi non la conosce e ancor più da immaginare, visto che i luoghi ove si è svolta sono ancora lì, Capabballe, intatti.
E lì c'è ancora qualche vecchietto che ricorda bene Domenico, di soprannone Cendrella, detto Minche, un signore abbonato con la malasorte.
Viveva in un sottotetto a vico d'Afflitto. La sua piccola dimora, alla quale si accedeva attraverso una ripida e rotta scala di legno, aveva poca luce e niente acqua. Sudicia come lui che faceva il carbonaro.
Quando perse anche quel lavoro viveva quasi di elemosina ma, quel parassitismo, non piaceva proprio ai governanti fascisti dell'epoca. Ecco perché il Podestà lo mandò a guadagnarsi il pane in un pastificio. La solita iella portò Minche a perdere presto tre dita in una macina ma, almeno, ebbe diritto ad una seppur misera pensione.
Il poveraccio continuava tristemente a cindolare per Capabballe, ma almeno pagava il fitto.
Causa la menomazione riuscì ad evitare il richiamo alle armi ed il fronte, ma non il tragico bombardamento del X Settembre dal quale né uscì miracolosamene illeso, anche se tirato fuori dalle macerie solo dopo diversi giorni.
Tuttavia la gioia del ritorno in vita si trasformò in collera quando, tornato al sottotetto, trovò la casetta svaligiata dagli squallidi sciacalli di turno.
Fu così che Cendrella decise di dare una svolta alla sua sfortunata esistenza e, oltre a rimboccarsi le maniche, si fa per dire visto lo stato delle sue mani, riuscì perfino a trovarsi una fidanzata.
Purtroppo però fu solo una misera illusione.
Un pomeriggio Minche, recatosi all'orto dalle parti della chiesa di San Cosmo, riuscì a litigare con un cane che lo fece scivolare nel fiume, battendo la testa su un sasso e morendo annegato nelle fredde acque del Carpino.
Non c'è niente da fare: Quire che nasce sfurtunuote ze ceca pure se ze fa ru segn de la croce!
Tratto da Tonino Ferrara Facebook
foto: archivio cristicini