Abiti al primo piano. Hai il timore che i ladri possano entrare in casa, arrampicandosi per le grondaie che passano proprio accanto al tuo terrazzo. Così, oltre a montare una porta blindata e le grate alle finestre, hai deciso di posizionare alcune telecamere sul balcone.
In questo modo potrai controllare chi si avvicina e, spinto da cattive intenzioni, tenta di forzare i vetri del tuo appartamento. C’è però un problema: l’occhio della videosorveglianza finisce per riprendere la strada pubblica, utilizzata quotidianamente dagli altri condomini e dai vicini di casa. Questi, come prevedibile, si sono ribellati: con i tuoi dispositivi elettronici – sostengono – finisci per violare la privacy altrui. E difatti, in questo modo puoi ben sapere quando qualcuno entra ed esce di casa. Hanno pertanto intenzione di denunciarti. A te, dall’altro lato, sembra assurdo dover rinunciare alla sicurezza solo per le altrui manie di persecuzione. Hai pertanto intenzione di andare avanti con i tuoi progetti. Ma prima, per non avere alcun dubbio, consulti un avvocato e gli chiedi: posso installare una telecamera sul balcone? Il tuo legale, se ha letto le più recenti sentenze della Cassazione [Cass. sent. n. 20527/19 del 13.05.2019.] , ti risponderà nel seguente modo.
Installazione telecamera sulla strada pubblica
Chi installa una telecamera che punta su un luogo pubblico deve affiggere il cartello con un avviso: in esso bisogna segnalare in anticipo a tutti i passanti che quel luogo è soggetto a videosorveglianza. Pertanto, chi si avvicina all’area in questione deve essere già al corrente di entrare nel raggio di azione di una telecamera. Il cartello deve essere posto quindi a ridosso del luogo interessato, in modo da risultare chiaramente visibile. Se la telecamera è attiva anche di notte, il segnale deve essere illuminato.
La telecamera deve rivolgersi solo allo spazio strettamente necessario alla tutela della proprietà . Questo significa che non può indirizzarsi, laddove non sia strettamente funzionale alle esigenze di sicurezza, all’intera area. Quindi l’angolo di ripresa va limitato il più possibile.
L’installazione dell’impianto non va comunicato al Garante della Privacy.
La telecamera a circuito chiuso può conservare le immagini per massimo 24 ore.
Installazione telecamera su un balcone: regole
Secondo la Cassazione non commette reato il proprietario di casa che installa sul balcone una telecamera puntata sulla strada, che dunque riprende e registra i vicini mentre rincasano, parcheggiano o compiono altre attività . E ciò perché bisogna bilanciare le libertà individuali con le esigenze di sicurezza sociale: la videosorveglianza sull’area aperta al pubblico, allora, può essere ritenuta legittima quando serve al titolare dell’immobile a tutelare un bene fondamentale come la salute, la vita propria o della sua famiglia, la proprietà privata. In tali casi il trattamento dei dati personali può essere effettuato senza il consenso dell’interessato se è strettamente necessario alla realizzazione di un interesse costituzionale del responsabile del trattamento.
La Corte ha affermato che «l’installazione di sistemi di videosorveglianza con riprese del pubblico transito non costituisce in sé un’attività illecita, né lo sono le concrete modalità di attuazione di tale condotta neanche se ciò può comportare un cambiamento delle abitudini da parte di alcuni vicini di casa» (magari costretti a fare “il giro largo†o percorsi alternativi per non finire nel mirino nell’impianto). Si tratta infatti di condizionamenti minimi se rapportati all’interesse del titolare dell’impianto, quello alla sicurezza personale e della sua abitazione.
Telecamera sul balcone: a quali condizioni?
Resta comunque l’obbligo di presegnalare la presenza dell’impianto tramite il cartello di avviso. Ricorda a riguardo la sentenza che chi installa un sistema di riprese di videosorveglianza deve provvedere a segnalarne la presenza, facendo in modo che qualunque soggetto si avvicini all’area interessata dalle riprese sia avvisato della presenza di telecamere già prima di entrare nel loro raggio di azione. «La segnalazione – prosegue la Corte – deve essere effettuata tramite appositi cartelli, collocati a ridosso dell’area interessata e in modo tale che risultino chiaramente visibili».
Nel caso deciso dalla Suprema Corte, il proprietario di un appartamento aveva installato un impianto di videosorveglianza sul muro perimetrale dell’immobile. Lo scopo era quello di contrastare una serie di comportamenti illegittimi che finivano per lederlo: schiamazzi, auto parcheggiate fuori posto, escrementi di cane lasciati davanti al cancello. Il video dunque serviva per poter sporgere denuncia contro i responsabili.
Anche la Corte di Giustizia della Comunità Europea ha sposato lo stesso indirizzo: in base a una sentenza del 2013 [C. Giust. UE, sent. n. C212/13.], infatti, il trattamento di dati personali altrui senza consenso dell’interessato deve ritenersi possibile quando risulta strettamente necessario a realizzare l’interesse del responsabile, ad esempio la difesa della proprietà privata, il che rende lecito ciò che in astratto è illegittimo.
Foto e articolo preso online