Il santuario italico che sorge in località Civitella, nel comune di Campochiaro, costituisce un centro cultuale, dedicato ad Ercole, di particolare importanza nel Sannio pentro.
Ubicato alle pendici del Matese, mostra una posizione di particolare interesse topografico in rapporto alle direttrici viarie che si incontrano nella piana di Boiano (il tratturo Pescasseroli-Candela, il tracciato minore che scende verso la costa adriatica raggiungendo Larino e quello che, scavalcando il Matese, arriva al versante campano e al Monte Cila) evidentemente connessa al suo ruolo di sede privilegiata di mercato e di scambi. L’area attesta una frequentazione a partire dal VII-VI secolo a.C. e la realizzazione nel IV secolo a.C. di una sistemazione su due terrazze, delimitate da mura in opera poligonale, su cui sono costruiti gli edifici e a cui si accede attraverso due ingressi (ad ovest e ad est). La terrazza inferiore è dominata da un lungo edificio porticato con prospetto scenografico aperto sulla spianata sottostante.
Agli inizi del III secolo a.C. il complesso viene distrutto da un violento terremoto e si procede quindi alla ricostruzione realizzando porticati lignei e realizzando interventi migliorativi della statica degli edifici.
Una nuova sistemazione si ha nella seconda metà del II secolo a.C. con la costruzione di un tempio, con colonne ioniche, al centro della terrazza superiore. Il complesso è frequentato fino ai primi secoli dell’impero, poi il culto sembra estinguersi definitivamente.
Gli edifici dell’area occidentale sono le strutture più antiche individuate nell’area sacra e non utilizzate più dopo i danni causati dal terremoto. Si tratta di un edificio rettangolare e di una seconda struttura, parzialmente scavata, formata da due ambienti.
Le mura sono state individuate, seguendo i resti visibili per circa 500 m, e parzialmente indagate (la porta occidentale e le parti contigue). I tratti presentano l’impiego di differenti tecniche edilizie, dovute agli interventi intrapresi per riparare i danni subiti dalla struttura a causa del terremoto. Al terremoto stesso deve essere imputata la distruzione della porta occidentale, ancora in costruzione, e la conseguente modifica dell’accesso all’area sacra da questo lato.
L’edificio porticato viene realizzato nel III secolo a.C. lungo il limite nord-occidentale dell’area, in corrispondenza della zona che aveva subito più danni in seguito al terremoto. È caratterizzato da un lungo porticato, con basi che sostenevano probabilmente colonne lignee, che dava accesso ad una serie di ambienti rettangolari non comunicanti.
Il tempio è ionico ad una sola cella, con ante, prostilo, tetrastilo, con scalinata d’accesso sulla fronte ed area, probabilmente pavimentata, antistante in cui doveva essere sistemato l’altare. L’edificio sorgeva su un semplice dado liscio che doveva arrivare all’altezza del pavimento interno. Interessante, per ricostruire i riti e le cerimonie svolte nell’area sacra, è la presenza di un pozzo, al centro del pronao, mentre va collegata a riti di fondazione una struttura quadrangolare, con cavità centrale rinvenuta piena di cenere. Taglia, insieme al piccolo edificio rettangolare realizzato alle sue spalle (struttura C), il porticato occidentale.
Sono stati individuati, nei pressi del lato settentrionale del tempio, due depositi di materiale. Il primo è una fossa foderata di argilla, chiusa da una copertura in pietrame, contenente ceramica a vernice nera e comune della seconda metà del IV-prima metà del III secolo a.C., in cui si deve riconoscere parte del materiale votivo relativo alle prime fasi di vita del santuario. Il secondo è invece una fossa quadrata delimitata da muretti a secco, in cui è raccolto materiale frammentario, appartenente a classi differenti (oggetti votivi e materiali di risulta), che viene considerato l’indizio di una distruzione del santuario o di un pesante saccheggio verificatosi durante l’assedio di Boiano (89 a.C.) da parte dell’esercito di Silla.
Due cisterne, comunicanti tra loro, sono state individuate presso il margine orientale della terrazza superiore. Sono costruite in opera cementizia con paramento in opera incerta e non ci sono tracce del rivestimento interno. La cisterna occidentale era coperta con volta ribassata, quella orientale con volta a botte. Il materiale ritrovato nel riempimento è databile III-IV secolo d.C.
L’edificio, di particolare monumentalità , segna il limite della terrazza superiore e con la sua facciata, scandita da una serie di aperture alternate a pilastri in blocchi di pietra, costituiva lo sfondo scenografico di quella inferiore. Lo spazio interno appare diviso longitudinalmente in due parti. Anche questo edificio subì danni a seguito del sisma, che portarono al rinforzo della struttura realizzato raddoppiando le pareti e chiudendo le aperture della facciata. L’interno fu probabilmente in parte inagibile e, almeno parzialmente, usato come butto.
Foto e articolo preso online