Il delitto del Palazzo

Tra due anni sarà esattamente un secolo da quando, ad Isernia, si consumò quell'atroce quanto misterioso omicidio rimasto senza colpevoli e ricordato come il delitto del Palazzo.

Il delitto del Palazzo
Tra due anni sarà esattamente un secolo da quando, ad Isernia, si consumò quell'atroce quanto misterioso omicidio rimasto senza colpevoli e ricordato come il delitto del Palazzo.
Un'ala di un celebre stabile signorile era abitata da un giovane e bravo avvocato.
Sposato da poco alloggiava lì con la consorte, Rosa, una avvenente ragazza di buona famiglia.
Una sera l'avvocato, di ritorno da Napoli dove aveva buona clientela e spesso si recava per lavoro, non trovò la moglie. Dopo qualche ora di inutile attesa iniziò ad allarmarsi. Chiese allora un pò a tutti i vicini di Rosa ma, incredibilmente, nessuno l'aveva vista quel giorno, a parte Peppino il tuttofare del palazzo che la mattina di buon'ora e come sempre, consegnò il pane a casa della coppia.
La ricerca durò tutta la notte . Venne anche inviata una carrozza a Salietto dove viveva Caterina, la governante, che a giorni alterni sbrigava faccende per Rosa, nella speranza che sapesse qualcosa ma la ragazza, seppur venuta ad Isernia, non era andata al palazzo.
Solo verso l'alba avvenne la macabra scoperta. Andando a cercare nei sotterranei, dove c'era la dispensa, fu rinvenuta la povera donna, in una pozza di sangue misto all'olio della bottiglia che evidentemente era andata a riempire.
L'accoltellatore, secondo gli inquirenti doveva essere Peppino, un tipo un poco strano, trattenuto in caserma per diverse ore. Riuscì comunque a dimostrare a fatica la sua estraneità e quindi venne rilasciato.
Intanto il bar della piazza antistante il palazzo, vista la interminabile fila di curiosi, era aperto a tutte le ore.
I sospetti, nel frattempo, si diressero su Cosimo, un bel giovane del rione Sant'Angelo, che di quando in quando era stato visto chiacchierare con Rosa e che, si diceva, ne era innamorato.
Anche lui però ne venne fuori anche se con qualche dubbio.
Infine venne tirata in ballo Caterina, la governante segretamente innamorata dell'avvocato, almeno così si sussurrava lungo Corso Marcelli.
Anche la ragazza di Salietto fu però scagionata.
Il grande risalto dato al delitto dalla stampa nazionale e l'interessamento del sindaco Buccini contribuirono a far arrivare, da Roma, il fior fiore degli investigatori.
Tuttavia, dopo alcuni mesi senza risultati e con qualche dubbio perfino sull'avvocato, non vennero a capo di niente di concreto.
Nel tempo, per quanto la cittadinanza ci pensasse e per quante spiegazioni cercasse di dare, la verità non fu mai scoperta.
Mia nonna peraltro, ventenne all'epoca dei fatti, non smise mai di dire: ''quìre, Felice ru barista, nemme la cuntava iusta''.


Foto: archiovio cristicini

testo: Facebook Tonino Ferrara