La manifestazione trae origine dalla Pace tra Crociati e Trinitari, rievocando così l’avvenimento storico avvenuto a Campobasso nel 1587.
Di solito viene effettuata in concomitanza dei festeggiamenti del Corpus Domini.
Sul sagrato della chiesa Cattedrale, in una piazza Prefettura appositamente addobbata, giunge l’araldo che nel ricordare brevemente i tristi episodi della lotta tra le due congreghe, invita il popolo ad una pace duratura.
Si entra nel vivo della rappresentazione con l’arrivo nella piazza dei due gruppi, uno crociato, l’altro trinitario, provenienti dalle rispettive sedi.
Sono preceduti dai banditori a cavallo e seguiti dagli incappucciati e dai popolani con bandiere e vessilli, dagli sbandieratori, dai dignitari, dalle dame e dagli sposi.
Tutti i gruppi sono vestiti con costumi d’epoca, per i crociati predomina il colore rosso sia nelle insegne, sia nelle croci disegnate sulle tuniche bianche degli incappucciati; per i trinitari il colore è il celeste per le insegne sia per le tuniche tutte celesti e con sopra disegnato un cerchio bianco rappresentante l’ostia.
Vengono letti i bandi di sfida, quindi due dignitari delle opposte fazioni, cercano di calmare i gruppi. Vi riescono con l’aiuto dell’arciprete di San Leonardo che compare sulla scena, ma soprattutto con l’aiuto di Fra Geronimo da Sorbo, il frate cappuccino arrivato in città in occasione delle prediche quaresimali.
L'origine storica
Nel XVI secolo, le pubbliche solennità erano organizzate e curate dalle tre confraternite laiche dei crociati, dei trinitari e degli idioti di Sant'Antonio Abate o della Chiaia, Tra due di queste confraternite, e precisamente tra quelle dei crociati e dei trinitari, esisteva una terribile rivalità destinata a diventare nel tempo sempre più profonda, rivalità nata per l’ambizione di chi avrebbe dovuto occupare il primo posto nella processione del Santissimo che seguiva quella dei misteri.
I crociati si arrogavano la precedenza vantando l’origine remota della loro confraternita che possiamo storicamente datare intorno al XII secolo. Il Gasdia, nella sua storia di Campobasso, afferma che a due passi dalla chiesa di San Giorgio avesse sede una compagnia di Flagellanti chiamati per la loro posizione rispetto alla chiesa “Flagellanti in sul colleâ€.
Questi, nati in relazione alle mutate condizioni spirituali determinate dall’anno mille e dalla paura di una Apocalisse finale, in armonia con la spiritualità di pentimento e di conversione, rendevano lode a Dio e nello stesso tempo si contristavano dei propri peccati, facendo uso del “flagellum†nella mortificazione della carne.
La compagnia dei battenti, secondo il Gasdia, si espanse ulteriormente nel XIV secolo, quando la confraternita si spostò più in basso in una chiesa dedicata a Santa Maria, che in ricordo della confraternita muterà il suo nome in Santa Maria della Croce. La confraternita con il passare degli anni si espanse notevolmente riunendo in preghiera ed in mutuo soccorso la maggior parte dei campobassani: artigiani e contadini, quelli cioè che reggevano l’economia della zona.
Perduta man mano la sola origine religiosa e penitenziale, la confraternita si affacciò nella vita comune attraverso la cura e l’assistenza dei più poveri. Grande importanza assunsero le funzioni religiose tanto amate dal popolo.
L’aurea medievale che avvolge la Campobasso del 1300-1400, rivela la profonda matrice religiosa del popolo e la schietta fiducia nel trascendente di una società che si fonda soprattutto su schemi religiosi più che civili.
Durante i primi anni del XVI secolo abbiamo un mutamento di ordine sociale che conduce ai dissidi citati. Nel 1504 il Conte Andrea de Capoa concede ai suoi vassalli, visti dal popolo come estranei alle proprie radici e tradizioni, il permesso di costruire una chiesa in onore della SS.ma Trinità . Questi erano stati fino ad allora esclusi dal predominio “popolare†sulla cittadina, predominio esercitato per la maggior parte dai confratelli della Croce.
Per entrare nella vita sociale era necessario per i nobili “immigrati†con il Conte de Capoa riuscire a penetrare nella sfera religiosa della città . Forse da queste motivazioni si può spiegare la quasi immediata costituzione, intorno alla chiesa, di una nuova confraternita, quella dei Trinitari.
Nel XVII secolo si arriverà all'Instrumentum Concordiae stipulato alla presenza del notaio Silvio De Rubertis nel quale, tra l'altro, saranno fissate le modalità di organizzazione e partecipazione alle processioni locali e, in particolar modo, in quella del Corpus Domini.
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