L’importanza storica del ultimo ritrovamento archeologico è racchiusa nella grandezza simile ad una nocciolina. Si tratta infatti di un dente incisivo che madre Natura ha protetto per farlo giungere fino a noi molisani.
Apparteneva ad un bambino ed è stato rinvenuto ad Isernia in località La Pineta.
Gli scavi erano in corso da più di quaranta anni dai professionisti della sezione Scienze Preistoriche e Antropologiche dell’Università di Ferrara in stretta collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Molise.
In base alle sue caratteristiche, dimensioni e colore viene attribuito all’ Homo Heidelbergensis, vissuto 600 mila anni fa. Parliamo, nello specifico dell’antenato dell’Uomo di Neanderthal che si diffonde successivamente in tutta Europa e che scompare in seguito alla diffusione dell’Homo Sapiens, in pratica dell’Uomo anatomicamente moderno.
Questo incisivo superiore sinistro, è più precisamente un dente da latte appartenuto ad un bimbo deceduto a 5 o 6 anni e appartenuto alla popolazione che ben 600.000 anni fa ha vissuto nel nostro territorio.
La scoperta è straordinaria ed unica, perché ha caratteristiche che non si ritrovano in altri ritrovamenti condotti in tutta Europa: Dai reperti esistenti, infatti, è molto diverso perché più gracile e meno bombato. Rappresenta quindi il resto umano più antico d’Italia.
A ridosso del sito del rinvenimento del dentino sorge il Museo Nazionale del Paleolitico di Isernia. Visitarlo è vero un tuffo del trapassato lontano lontano, ma che parla del territorio isernino dove il nostro antenato ha vissuto e cacciato più di 600 mila anni fa.
Ci sono, inoltre, oggetti esposti e catalogati per periodo di uso quotidiano e le ricostruzioni delle capanne dove vivevano.
C’è poi la sede distaccata del polo museale La Pineta non distante da la: si tratta di Santa Maria delle Monache nel centro storico di Isernia.
Ad oggi gli scavi del paleosuolo continuano e nella sede della Pineta è possibile vederne l’area interessata durante la visita al museo.
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