Venerdi Santo a Isernia

La Settimana Santa inizia dopo il periodo quaresimale, la Domenica delle Palme e si conclude con la Pasqua. I rituali della Settimana Santa appartengono alla tradizione del dramma sacro, espressione della partecipazione popolare alla liturgia e al sentimento del lutto per la morte di Cristo. La celebrazione del lutto si manifesta in modo particolare attraverso le processioni del Cristo Morto, organizzate in molte località italiane il Venerdi Santo e ampiamente diffuse in Molise e in tutta l'area meridionale.

La processione del Cristo Morto di Isernia è resa particolarmente suggestiva dalla partecipazione di penitenti, uomini e donne, che indossano una tunica bianca, cinta da un cordone rosso, e un cappuccio che ne cela l'identità. I penitenti portano croci e simulacri raffiguranti la passione e la morte di Gesù: le statue del Cristo Morto e della Mater Dolorosa, i busti degli Ecce Homo e le croci. Alcuni incappucciati sono scalzi, in segno di penitenza. Alla processione, organizzata dalla confraternita del Santissimo Sacramento, partecipano anche le confraternite di Santa Maria del Suffragio, di San Domenico, di Sant'Antonio e l'arciconfraternita di San Nicandro e San Pietro Celestino. Nella confraternita di Sant'Antonio è ampia la partecipazione dei Rom di Isernia, molto devoti a questo santo. Le confraternite si distinguono per il colore delle mantelline o mozzette indossate dai fedeli non incappucciati, tra i quali vi sono numerosi bambini.

Nel Venerdì Santo di Isernia i simulacri religiosi hanno un'importanza fondamentale, e ad essi viene dedicata una particolare attenzione. La preparazione delle statue della Mater Dolorosa e del Cristo Morto è infatti eseguita da alcune donne anziane, con accuratezza e, come spesso accade in questi casi, in un'atmosfera di riservatezza e di religioso raccoglimento. Il corpo del Cristo sul letto di morte, segnato dalle rosse ferite del martirio, è ornato con una composizione di fiori freschi che lo circonda interamente. La statua dell'Addolorata viene vestita con un abito nero e un mantello, arricchiti da ricami dorati, sulla testa ha una corona e sul petto un grande cuore argenteo, trafitto da sette spade, i sette peccati capitali. Il sentimento di dolore è reiterato nei busti dell'Ecce Homo, che presentano Gesù dopo la flagellazione, con le mani legate e un fusto di canna, posto di traverso, simbolo dello scettro derisorio. L'immagine dell'Ecce Homo, con la corona di spine e il mantello rosso che lascia intravedere i segni della tortura, accentuando l'umiliazione di Cristo, rafforza il senso di pietosa condivisione del lutto. In queste intense espressioni iconografiche, frutto dell'adattamento tra arte religiosa e devozione popolare, emerge il contrasto tra la vita e la morte, rappresentato nei colori: il rosso del sangue, la varietà dei fiori, il nero delle vesti, l'oro dei ricami, infine il bianco, dirompente dai corpi gessosi e dagli abiti degli incappucciati.

Allestiti i simulacri processionali, inizia la preparazione dei vivi. I penitenti delle varie confraternite indossano le vesti e prelevano le loro croci, chiamate ''Croci Calvario'', con riferimento alla croce portata da Gesù sul Golgota. Nel corso della lunga cerimonia, oltre la croce della crocifissione, sfilano anche le ''Croci Sudario'', sulle quali è collocato un panno bianco, che ricorda le bende lasciate da Cristo nel sepolcro ma richiama alla memoria anche il velo offerto a Gesù dalla Veronica. Sulle croci che riportano gli oggetti del martirio, è riassunta tutta la vicenda della passione: il gallo, riferito all'episodio evangelico della negazione di Pietro, la corona, i chiodi, la spada, la lancia, i flagelli, la brocca e il bacile, il calice dell'Eucaristia, il martello, il bastone con la spugna intrisa d'aceto, la tenaglia e la scala, per schiodare e deporre il corpo, la borsa con i denari di Giuda, la mano, a ricordo dello schiaffo dato a Cristo, i dadi, usati dai soldati per tirare a sorte la veste.


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