Al punto interno alla Terra in cui il terremoto si origina, detto ipocentro, corrisponde in superficie l'epicentro, dove i danni dovuti alla scossa sismica sono più gravi.
Durante un terremoto, si generano onde sismiche di vario tipo, che si propagano con diverse velocità sia all'interno della Terra, sia sulla superficie terrestre: esse possono essere registrate da strumenti detti sismografi, i quali tracciano grafici, i sismogrammi, definibili come registrazioni dell’arrivo di una qualsiasi onda sismica.
Esaminando i sismogrammi registrati a differenti distanze dal terremoto è possibile ricavare i tempi di arrivo di onde diverse (P e S) utilizzati per localizzare il terremoto mentre la velocità delle onde sismiche (P e S) viene utilizzata per calcolare la distanza del sismografo dall’epicentro.
Una volta stimata la distanza dell’epicentro dalla stazione sismologica, è necessario avere almeno tre sismogrammi di tre stazioni sismiche differenti; si tracciano tre circonferenze con centro nel punto geografico corrispondente alla stazione sismica e con raggio pari alla distanza stazione sismica-epicentro: il punto di intersezione delle tre circonferenze determina la localizzazione dell’epicentro.
'
Per comprendere il principio di un metodo di localizzazione epicentrale, la figura sotto mostra il metodo che veniva usato quanto gli strumenti sismici erano pochi e non esistevano i calcolatori.
Il cosiddetto metodo dei cerchi è basato sulla differenza tra il tempo di arrivo delle onde P e quello delle onde S che si possono determinare sui sismogrammi, ottenendo dopo qualche calcolo, la distanza tra l’epicentro e la stazione dove si trova il sismometro.
Tracciando, intorno alla stazione, un cerchio di raggio pari alla distanza appena calcolata, e ripetendo lo stesso procedimento per almeno altre due stazioni si può calcolare dove si trova l’epicentro: nel punto in cui si incrociano le rette passanti per i punti di intersezione tra le varie circonferenze.
Oggi il calcolo di un ipocentro di un terremoto in Italia viene fatto in maniera automatica e in meno di un minuto dai calcolatori che analizzano i sismogrammi digitali che vengono rilevati dalle centinaia di sismometri che compongono la Rete Sismica Nazionale.
L’intervento dei sismologi, presenti nella sala operativa di monitoraggio sismico dell’INGV 24 ore al giorno, è comunque importante per rivedere i tempi di arrivo delle onde P ed S, per verificare la magnitudo, la profondità ipocentrale e seguire l’andamento dell’attività sismica, soprattutto in caso di sequenze.
I dati di ogni terremoto di magnitudo superiore o uguale a 2.5 che avviene in Italia vengono comunicati al Dipartimento di Protezione Civile dopo pochissimi minuti e pubblicati successivamente sul sito web dell’INGV.
foto: prese in rete