Per un Paese come l’Italia , che presenta un notevole livello di rischio sismico in numerose regioni , la prevenzione è un argomento importante e merita una riflessione approfondita.
Per un Paese come l’Italia , che presenta un notevole livello di rischio sismico in numerose regioni , la prevenzione è un argomento importante e merita una riflessione approfondita.
Negli ultimi decenni terremoti hanno puntualmente colpito aree notoriamente sismiche come Friuli, Belice, Irpinia, Garfagnana, Umbria, Marche, Molise, Abruzzo, mostrando che limitarsi a aspettare il prossimo terremoto in modo fatalistico sarebbe un atteggiamento sconsiderato.
Qualcosa si può fare, e si sta già facendo, per prevenire i danni dovuti ai sismi, ma è indispensabile che tutti prendiamo coscienza di un problema di cui deve farsi carico l’intera comunità .
La prevenzione antisismica è difficile, complessa e costosa, ma non impossibile, e sembra essere la sola via per ottenere, come ha ottenuto in passato, risultati positivi immediati e tangibili.
Per capire perché l’Italia si è impegnata largamente a percorrere il cammino della prevenzione, si tenga presente che nel giro di 2.000 anni nel nostro Paese si sono verificati migliaia di terremoti, e tra questi oltre 150 hanno raggiunto o superato, come intensità massima, il grado IX della scala MCS.
Le vittime sono state oltre 450.000, un numero enorme che corrisponde al 10% di tutte le vittime provocate, nello stesso periodo di tempo, da terremoti di uguale intensità in tutto il mondo.
In pratica, solo la Sardegna e la Penisola salentina sono prive di epicentri e risentono soltanto degli effetti di terremoti avvenuti in altre zone.
L’arco alpino è poco sismico, a eccezione del Trentino-Alto Adige, mentre il resto dell’Italia centro-settentrionale, con l’esclusione di rare «isole», è decisamente sismica.
La sismicità maggiore si osserva nell’Italia centro-meridionale: il 50% degli eventi disastrosi si distribuisce tra la Campania, la Basilicata, la Calabria, il Molise e la Sicilia.
Il controllo della situazione sismica è effettuato da numerosi reti di stazioni di rilevamento gestite da università e da enti pubblici.
Il più importante tra questi è l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), che gestisce le stazioni della rete di sorveglianza nazionale.
Nel 2001, l’INGV e il Dipartimento di Protezione Civile stipularono un accordo triennale per potenziare il sistema di sorveglianza nazionale e da allora tale rete sismica ha raggiunto un livello di eccellenza mondiale.
Alle 90 stazioni già attive nel 2001, se ne sono aggiunte altre cento, tutte digitali.
Attualmente, la rete sismica nazionale copre le aree a maggior rischio sismico del nostro Paese e quasi tutte le stazioni trasmettono i dati in tempo reale.
In questi ultimi anni, un nuovo accordo tra il Dipartimento della Protezione Civile e l’INGV ha dato il via al rinnovamento della totalità della rete, con 200 stazioni sismiche moderne, per un monitoraggio più accurato di tutto il territorio italiano e per continuare a raccogliere dati per lo studio dei processi sismici.
Di recente è stata anche completata la classificazione sismica del territorio nazionale, attraverso la quale oltre 8.000 comuni sono stati inseriti in una delle classi di pericolosità previste, che impongono ciascuna precisi vincoli edilizi contenuti nella normativa sismica, che regola la progettazione e la valutazione della sicurezza delle costruzioni.
Anche gli studi di microzonazione, cioè la suddivisione dettagliata del territorio in aree di diversa pericolosità sismica, stanno facendo progressi.
Si è giunti alla formulazione di «Indirizzi e criteri per la microzonazione sismica», approvati nel 2008 dalla Conferenza delle Regioni e Provincie autonome, la cui applicazione è già ora un valido strumento per ridurre il rischio sismico.
Lo sforzo che il nostro Paese ha fatto e sta facendo è notevole, ma occorre procedere attuando anche scelte di politica economica non certo facili. Il terremoto è ancora un evento terribile, ma pian piano si fa strada la convinzione che non sia una catastrofe inevitabile.
La previsione probabilistica, una buona conoscenza della geologia del territorio, un’applicazione rigorosa delle norme di edilizia antisismica, insieme con un’accurata pianificazione degli interventi in caso di terremoto, possono aiutare efficacemente a ridurre il rischio sismico in Italia.